MIT Media Lab Identity,
TheGreenEyl, Eroon Kang

MIT Media Lab Identity

La nuova identità visiva del MIT Media Lab è ispirata alla comunità stessa da cui è composto. Le persone che arrivano al MIT provengono da ambiti molti diversi, ingegneri, scienziati, artisti, designer, ed hanno modi differenti di pensare, di vedere e di lavorare. Al laboratorio queste persone si incrociano, collaborano e ispirano l’un l’altro e questa è la magia di questo luogo.

L’esito di tale intersezione costituisce il logo. I coni sono organizzati su una griglia quadrata che rappresenta la struttura di base per ogni logo generato. La griglia, anche se invisibile, simboleggia l’ambiente, il MIT Media Lab, che permette tutto questo accademicamente, fisicamente e intellettualmente.

L’algoritmo è un’applicazione Processing e genera ogni singolo logo. Il team di sviluppo ha generato 40.000 loghi e dodici diverse combinazioni di colori (per un totale di 480.000). Esportando in SVG da Processing e convertendo poi in Pdf CMYK in Illustrator (usando lo scripting AI).

I loghi sono basati su una griglia quadrata (costitutuita da quadrati 4×4). Ognuna delle tre forme può muoversi dentro la griglia secondo una serie di regole estetiche certe (deve toccare i lati del quadrato, deve intersecarsi con altre forme). Inoltre, è stata sviluppata un’interfaccia web  attraverso la quale ogni persona può scegliere un logo per il loro biglietto da visita (per la carta intestata, ecc).

Studio: TheGreenEyl
Creative Direction & Design: Richard The, E Roon Kang
Programmazione & Design: Willy Sengewald

fonte: fastcodesign

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.