La bici in dieci immagini dei grandi maestri della fotografia

Henri Cartier-Bresson: Hyères, Francia, 1932
Henri Cartier-Bresson: Hyères, Francia, 1932

Il ciclosofico francese Didier Tronchet, nel suo libro “Piccolo trattato di ciclosofia” afferma: “La bicicletta modifica il tempo, ma anche lo spazio. Rifate con la macchina un tragitto particolarmente bello fatto in bicicletta. Fa schifo. È come se fosse un altro posto: si è impoverito”. In questa piccola galleria, la bici in dieci immagini dei grandi maestri della fotografia.

Robert Doisneau: Le vélo de Tati, 1949.
Robert Doisneau: Le vélo de Tati, 1949.
Henri Cartier-Bresson: Hyères, Francia, 1932
Henri Cartier-Bresson: Hyères, Francia, 1932
Henri Cartier-Bresson; Paris (1973)
Henri Cartier-Bresson; Paris (1973)
Szilágyi Lenke: Debrecen, 1983
Szilágyi Lenke: Debrecen, 1983
Cate Blanchett by Annie Leibovitz - Vogue - 2004
Cate Blanchett by Annie Leibovitz – Vogue – 2004
Robert Capa, Boys on bicycles discussing the Tour de France bicycle race, Paris, June–July 1939
Robert Capa, Boys on bicycles discussing the Tour de France bicycle race, Paris, June–July 1939
Lucien Hervé: PSQF (Paris sans quitter ma fénetre) Párizs az ablakomból, 1974
Lucien Hervé: PSQF (Paris sans quitter ma fénetre) Párizs az ablakomból, 1974
Henri Cartier-Bresson Serbia. Bass player on the road Belgrade-Kraljevo, to play at a village festival near Rudnick Yugoslavia 1965
Henri Cartier-Bresson Serbia. Bass player on the road Belgrade-Kraljevo, to play at a village festival near Rudnick Yugoslavia 1965
Cartier Bresson Piazza della Signoria 1933
Cartier Bresson Piazza della Signoria 1933
William Eggelston, Memphis (tricycle) 1980
William Eggelston, Memphis (tricycle) 1980

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.