The Gallery of Lost Art

Una galleria virtuale che raccoglie le opere distrutte, rubate, rifiutate o cancellate.

A cura di Tate e sviluppato dallo studio creativo ISO, The Gallery of Lost Art è un’esposizione online di opere d’arte scomparse per cause diverse: furto, incendio doloso, cancellazione, scarto o la natura temporanea del progetto stesso. La storia dell’arte tende ad essere la storia di ciò che è sopravvissuto ma la perdita delle opere ha plasmato il nostro senso della storia dell’arte in modi che spesso non conosciamo.

il sito è visivamente strutturato come un magazzino visto dall’alto, con grandi scritte di gesso sul pavimento che segnalano l’oggetto di quella zona della galleria: distrutto, rubato, scartato, rifiutato, cancellato, ecc., gli utenti possono zoomare in aree particolari e cliccando su specifici progetti possono accedere a saggi, foto, filmati e interviste ed altro materiale come la descrizione delle circostanze dietro la perdita delle singole opere.

Inizialmente aperta con le opere di 20 artisti di fama – tra cui Frida Kahlo, Marcel Duchamp, e Tracey Emin – The Gallery of Lost Art è pronta a raddoppiare i suoi pezzi in esposizione entro la fine del 2012, aggiungendo un nuovo lavoro ogni settimana per sei mesi. Sei mesi dopo sarà completa e il sito stesso scomparirà come i pezzi che ha conservato.

ISO è uno studio creativo (nato a Glasgow nel 1999) di designer, registi, sviluppatori di software e produttori che si specializza in esperienze coinvolgenti e interattive multimediali.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.