“Chineasy”, il cinese per tutti. ShaoLan Hsueh & Noma Bar

È evidente che il crescente potere culturale ed economico della Cina suscita in Occidente un interesse sempre più grande verso la cultura cinese. Si tratta di una società complessa e il suo linguaggio è apparentemente impenetrabile. Il cinese infatti è fra le lingue scritte più antiche al mondo, nonché una delle meno accessibili. La comprensione della lingua sarebbe dunque il primo “semplice” passo, ma cruciale, per avanzare un processo di avvicinamento a questa cultura.

Chineasy è nato proprio con lo scopo di colmare il divario tra l’Oriente e l’Occidente, dando a quest’ultimo uno strumento diretto ed efficace per la conoscenza del linguaggio cinese attraverso i propri occhi.
Questa progetto, semplice ma geniale, nato dall’idea di ShaoLan Hsueh, tech writer originaria di Taipei ma trapiantata a Londra, e dall’illustratore Noma Bar, associa i segni degli ideogrammi cinesi a delle più comprensibili illustrazioni grafiche corrispondenti alla parola, consentendo al lettore una più immediata identificazione.

Il principio su cui si basa il metodo di apprendimento di Chineasy è quello della mnemotecnica, secondo la quale ogni vocabolo verrebbe associato a un’immagine che in seguito verrà utilizzata dal cervello per comporre delle frasi vere e proprie.
Se poi si considera che i cosidetti “mattoncini”, ovvero i caratteri fondamentali su cui si fonda il linguaggio, sono circa 200 e che combinandoli tra loro si può coprire il 40% del cinese scritto, la grande muraglia che separa la Cina dall’Occidente sembra non essere così insormontabile come sembrava.

«Quando ho iniziato a insegnare il cinese ai bambini di origine cinese nati in Inghilterra, ho capito quanto fossero difficili da imparare i caratteri cinesi per un madrelingua inglese. Mi sembrava quasi di torturare quei bambini. Così ho passato molti anni per trovare un modo divertente e facile per insegnare loro come leggere il cinese. Dopo anni di ricerche, ho capito che nessuno dei metodi già esistenti erano abbastanza coinvolgenti ed efficaci. Così ho fatto ciò che ogni persona intraprendente avrebbe fatto, ho creato un mio metodo per insegnare come leggere quei caratteri complicati: Chineasy. E sapete una cosa? Funziona»

Ora questo metodo è diventato un libro: “Chineasy: The New Way to Read Chinese” (Thames & Hudson, 15€). Nel frattempo stanno studiando anche la realizzazione di un’app.
Chineasy ha inoltre vinto il prestigioso premio di design “Life-Enhancer of the year” conferito dalla rivista Wallpaper.

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Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.