‘Pasta Rummo’.
Il rebranding di Irving&Co

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Allo studio inglese Irving&Co è stato commissionato da Cosimo & Antonio Rummo (quinta e sesta generazione dei maestri pastai) il restyling del brand campano in modo che l’immagine del marchio trasmettesse le sue radici artigianali. La filosofia “Metodo Lenta Lavorazione” esalta le virtù della lentezza per ottenere un prodotto di grande qualità. Questo aspetto viene comunicato attraverso tutti gli elementi di applicazione del marchio: dalle illustrazioni all’uso del lettering e del colore, fino alla tattilità e la consistenza dei cartoni e dei sacchetti di carta utilizzata per la gamma premium Le Leggendarie.

Julian Roberts è il fondatore dello studio (2006). Il nome Irving & Co è stato ispirato da un eroe di Julian – il fotografo americano Irving Penn. Lo studio  lavora con aziende di grande o piccole dimensioni: da Carluccio a John Lewis fino a The Fine Cheese Co e Rapha.

In un’intervista a The Disciplines of Design Julian ha dichiarato:

Qual è la cosa migliore del tuo lavoro? Una tazza di tè, un foglio A4, un matita 2B e un brief stimolante in mano. Essere ispirato e incontrare persone di talento e brillanti.

Come è cambiato il lavoro nel corso degli anni in base alla tua esperienza? Dal punto di vista di ‘making things happen’ c’è stato un cambiamento di proporzioni bibliche per gentile concessione di Steve Jobs. Ma è un’arma a doppio taglio, mentre creare non è mai stato più facile e veloce, è anche diventato più probabile produrre design pigro e banale (soprattutto quando ci si affida a Google). Ma un fatto che non cambierà mai è che non si può semplicemente premere un pulsante e ‘fabbricare’ idee originali. Queste si materializzeranno solo attraverso una mente curiosa, prenderanno forma su un foglio di formato A4 e saranno affinate da un occhio ispirato e consapevole.

Qual è la cosa più insolita che hai fatto nella tua carriera? Direi un incontro di progettazione con il Beatle Paul McCartney, nel quale abbiamo discusso di come raffreddare gli apparecchi acustici che indossavo – abbastanza surreale ripensandoci. Seguita a ruota dal far rimbalzare un sacco pieno di palline di gomma rosse in una platea composta da 200 dirigenti di una catena di supermercati in Finlandia, nel tentativo di spiegare metaforicamente una nuova identità che avevamo progettato.

Cosa cerchi nei neo-laureati e nei loro portfolio? Magia, originalità, mestiere, conoscenza, l’attenzione ai più piccoli dettagli, onestà, modestia (non si finisce mai di imparare) e ottimismo.

Qualche consiglio per gli studenti che vogliono lavorare in questo settore? Non abbiate paura di sbagliare. Anche una risposta negativa può essere costruttiva. Andate là fuori, aprite gli occhi e ricordate che la creatività non è solo il processo di progettazione grafica ma come vivete la vostra vita.

©designplayground
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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.