“Flickering”, la luce che si accende al tocco

Da molti definita la “luce di cortesia” del XXI secolo, in grado di accendersi al solo avvicinamento delle mani, Flickering è utile nelle circostanze e nei contesti più svariati: nella borsa, in campeggio, per leggere un libro, per inserire le chiavi nella serratura. Completamente Made in Italy, possiamo definirla, senza dubbio, una candela contemporanea o, ancora, una torcia di supporto alla vista.

Flickering è un progetto frutto di due giovani designer, Fabrizio Colaci e Thea Sturme, e delle loro rispettive passioni: per la tecnologia e per il fashion gadget. Ideato durante un workshop organizzato da Sovrappensiero Design StudioFlickering nasce all’unione delle tecnologie open source Arduino e Adafruit, con le quali è stato realizzato un prototipo funzionale in cui convergono tecnologia e fashion gadget. Dal design minimal e dalla forma semplice e lineare, il prodotto rimanda a un mondo magico e misterioso, capace di sorprendere e stimolare la fantasia di chi lo usa.

Il cuore dell’idea è un semplice sensore capacitivo, tipico dei display degli smartphone, basato sul principio della rilevazione della capacità elettrica di un condensatore. È proprio questo sensore che permette a Flickering di attivarsi, percependo la nostra vicinanza. Attraverso la tecnologia di lavorazione laser è possibile personalizzare il prodotto, incidendo il nome del possessore e rendendolo un oggetto unico nel proprio genere.

Solo su Eppela è possibile assicurarsi Flickering ad un prezzo esclusivo:  18 euro versione classica (80 euro per 5 pezzi) o 22 personalizzata (100 per 5 pezzi).

TEMPI DI PRODUZIONE e GESTIONE FINANZIAMENTO

Il raggiungimento del traguardo fissato a 5000€ consentirà in ordine di tempo:
– la produzione delle schede e taglio laser delle componenti (6 settimane).
– l’assemblaggio delle parti (1 settimana),
– spedizione (1 settimana).

fonte: ufficio stampa

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.