IN-EI, Issey Miyake per Artemide.
Una scultura di luce e ombra

“IN-EI” in giapponese significa “ombra, ombreggiatura, sfumatura”. L’arte della luce ha una storia concettuale e tecnologica al Miyake Design Studio, iniziata nel 2010, quando Issey Miyake e il suo team di ricerca e sviluppo Reality Lab., presentò “132 5. ISSEY MIYAKE”.

Questo nuovo processo fu sviluppato da Jun Mitani usando un programma matematico con formule geometriche tridimensionali. “132 5. ISSEY MIYAKE” è un metodo geniale per creare abiti e costituisce un esempio di ciò a cui può giungere la ricerca sui materiali tessili e sulle tecnologie. Il progetto è il punto d’incontro fra creatività e analisi matematica e si basa su un tessuto speciale capace di assumere e mantenere forme in 3D partendo da un singolo pezzo di tessuto.

Il Reality Lab. ha innanzitutto esplorato le potenzialità di “132 5. ISSEY MIYAKE” nel mondo dell’abbigliamento per poi passare a quello della luce. IN-EI ISSEY MIYAKE è nato dall’incontro tra la competenza Artemide nel mondo della luce e l’approccio innovativo del Reality Lab. verso i materiali e il design.

La bellezza non è nell’oggetto,
ma nell’interazione tra luce e ombra
creata dall’oggetto.
Junichiro Tanizaki, Lode all’ombra

IN-EI ISSEY MIYAKE realizzata da Artemide è una collezione di lampade a sospensione, da tavolo e da terra; le loro ombre create usando principi matematici, in 2 o 3 dimensioni, sono percorse da sottili e bellissime sfumature luminose. Le pieghe inimitabili, che determinano le forme plastiche e la solidità delle lampade, sono realizzate con una tecnologia originale, creata da Issey Miyake.  Al progetto, presentato ad aprile 2012, è stato assegnato il Compasso d’Oro 2014.

Grazie al materiale riciclato di cui sono fatte, che ha una trasparenza luminosa superiore a quella della carta, queste lampade mantengono perfettamente la loro forma senza necessitare di alcuna struttura interna: il processo di piegatura, infatti, crea volumi statuari sufficientemente solidi che possono essere rimodellati senza problemi. Quando non vengono utilizzate possono essere conservate piegate.

I diversi significati innovativi del progetto “132 5. ISSEY MIYAKE” sono ben riassunti nei numeri che lo identificano:

1 si riferisce al pezzo unico di tessuto da cui nasce ogni creazione;
3 si riferisce alla tridimensionalità;
2 deriva dal fatto che inizialmente il tessuto è piegato in una forma bidimensionale;
5 successivo a uno spazio vuoto, si riferisce alla metamorfosi delle forme piegate quando divengono un abito o un oggetto.

Il numero 5 esprime anche l’auspicio che l’abito o gli oggetti assumano nuove dimensioni

“Vedendole, l’emozione è immediata: conoscendole, lo stupore e la meraviglia si mescolano alla consapevolezza di trovarsi di fronte a un futuro che pensavamo più lontano e non credevamo così bello”: così Ernesto Gismondi presenta le luci che danno vita al progetto IN-EI ISSEY MIYAKE, concepito da Issey Miyake insieme al suo Reality Lab. e realizzato da Artemide.

“Sono particolarmente orgoglioso di questa collaborazione”, afferma Ernesto Gismondi; “Issey Miyake dedica il proprio eccezionale impegno artistico ad una ricerca attenta alle esigenze dell’uomo e della sua vita: lo stesso impegno si riconosce in The Human Light, la filosofia che guida la missione Artemide. Con Miyake si è trattato quindi innanzitutto di una sintonia di valori e di visione”.

L’affinità di visione nasce anche dalla condivisione di valori nella ricerca sia per Artemide che per il Reality Lab. Il tessuto su cui si sviluppa il progetto è infatti un materiale riciclato dalle interessanti capacità di diffusione della luce: è una fibra rigenerata che deriva dalle bottiglie di PET che nasce grazie a nuove metodologie, riducendo del 40% il consumo d’energia e le emissioni di CO2 che si avrebbero producendo nuovi materiali. La filosofia artistica di Issey Miyake, applicata a formule matematiche tridimensionali, combina la cultura giapponese della luce con l’abilità propria di Miyake in grado di tradurre la tradizione in modernità. Ne nascono forme molto evocative che Artemide anima con sorgenti LED, la tecnologia oggi più rilevante sotto il profilo della sostenibilità.

MENDORI
MINOMUSHI TERRA
HOSHIGAME
TATSUNO-OTOSHIGO
MOGURA MINI
MENDORI MINI
FUKUROU 
HAKOFUGU MICRO STELO
KATATSUMURI
WUNI

Il Gruppo Artemide. Fondato nel 1960 da Ernesto Gismondi, Presidente, il Gruppo Artemide ha sede a Pregnana Milanese. Opera attraverso 24 società controllate e collegate e vanta una rete distributiva tra cui spiccano quasi 60 showroom monomarca nelle più importanti città del mondo. I prodotti Artemide sono distribuiti in 98 diversi Paesi. Con 5 unità produttive in Italia, Francia, Ungheria e Stati Uniti, 2 vetrerie e 2 strutture di Ricerca e Sviluppo in Italia e Francia, il Gruppo impiega attualmente circa 750 dipendenti di cui 68 in attività di R&S, a conferma del ruolo portante dell’innovazione quale componente chiave per il successo del Gruppo.

Issey Miyake ha fondato il Miyake Design Studio nel 1970 e ha iniziato a presentare le sue collezioni a Parigi nel 1973. La sua esplorazione dello spazio tra il corpo e quello che sta attorno agli abiti si è evoluta, sempre partendo da un pezzo di tessuto. Miyake ha sempre avuto un occhio attento al futuro e al design, come si può notare nelle sue serie funzionali e versatili “PLEATS PLEASE ISSEY MIYAKE” (1993) oppure nella serie “A-POC” (un pezzo di tessuto – 1998), dove introdusse il processo con cui rulli di tessuto, trama e oggetti di stoffa possono essere realizzati da un singolo pezzo di filo. Oggi Miyake lavora con il suo team di ricerca Reality Lab. per esplorare e sfruttare le particolari caratteristiche dei materiali “rigenerati”, sempre attento alle esigenze di ricerca e sviluppo dei materiali che contribuiscono alla riduzione delle nostre risorse naturali nel rispetto dell’ambiente. http://mds.isseymiyake.com

Reality Lab. è un team di ricerca e sviluppo capeggiato da Issey Miyake e da due membri dello staff, Manabu Kikuchi (un ingegnere tessile) e Sachiko Yamamoto (pattern engineer) e comprende un gruppo di designer, alcuni dei quali all’inizio della loro carriera. Il team si è composto nel 2007. È un progetto basato sul principio di collaborazione e team work. Il loro obiettivo è quello di esplorare il futuro, attraverso la ricerca, realizzando oggetti che spaziano dagli abiti ai prodotti industriali. Il team ha sempre cercato di creare prodotti in grado di riflettere i bisogni della gente e di trovare nuovi modi di stimolare la produzione creativa in Giappone.

(fonte comunicato stampa)

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Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

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