I ritratti in bianco e nero di Valentin van der Meulen, realizzati con carboncino e gessetto, raccontano una riflessione sulla lettura dell’immagine e il suo rapporto con la realtà. Inizialmente Valentin lavora traendo ispirazione dalle notizie dei media o da immagini trovate nel web, oppure da fotografie che appartengono alla sua vita privata. In ogni caso, qualunque sia il modello preso a riferimento, la figura che l’artista ritrae è sempre inserita in un fondo nero come se già in questa fase iniziasse il processo di demolizione attraverso l’annullamento del contesto in cui il personaggio sussiste. In un secondo tempo il disfacimento si compie del tutto con la cancellazione di parte dei volti: i tratti, l’espressione e alcuni dettagli sono oramai andati persi come nelle immagini di un ricordo affievolito e lo spettatore viene messo al centro di una dimensione spazio-temporale che galleggia tra “ciò che era” e “ciò che resta”. Non soltanto chi guarda resta intrappolato, ma lo è anche l’artista stesso che viene inghiottito in un vortice continuo di creazione e distruzione.