Memorie Urbane, work in progress.
Intervista allo street artist Fran Bosoletti

Fran Bosoletti, Arce - ph. Dante Corsetti
Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti

In questi mesi (fino a settembre) Design Playground sta seguendo le tracce di Memorie Urbane mostrando come tutte le città coinvolte stanno cambiando il loro volto. Pubblichiamo di volta in volta le immagini e i video che documentano tutte le opere realizzate dagli artisti. Il paesaggio urbano di questi luoghi sta cambiando e si sta rinnovando. E noi siamo lì per mostrarvelo.

——————————————–

Tra un muro e l’altro abbiamo scambiato due chiacchiere con il giovane e promettente street artist argentinoFran Bosoletti, approdato nei giorni scorsi a Memorie Urbane che con i suoi colori ha riqualificato diversi muri in tutte le città coinvolte nel festival.

Come è nata in te la passione per l’arte e come hai deciso di dipingere per strada?
Mi è sempre piaciuto dipingere, ho ricercato l’arte sin da bambino. Ho iniziato a frequentare un piccolo corso presso il municipio della mia città che offre la possibilità a tutti i bambini del paese di imparare a dipingere. Per strada ho iniziato circa due anni fa, solo dopo aver fatto un viaggio in Europa. Qui ho potuto vedere l’arte urbana e quanto è valorizzata. Tornato in Argentina ho iniziato a lavorare per strada e ne ho assaporato la bellezza, poiché vedi tutto ciò che accade intorno a te mentre stai dipingendo.

Sei Argentino e vivi e lavori ad Armstrong (Santa Fè). Quanto ha influito la tua città nel tuo lavoro e quanto sei appagato dal suo movimento culturale?
Il lato positivo della mia città è la facilità che si ha nel dipingere. Posso fare ciò che voglio, è un ottimo campo di prova, ma purtroppo l’opera non è valorizzata tanto quanto lo è in Europa. Lì la gente non capisce che questo è il lavoro che vorrei fare, che è uno stile di vita. Il mio stile di vita. Se volessi organizzare una mostra nella mia città non ci sarebbe tutto l’interesse che riscontro qui mentre sto dipingendo un muro.

Questa è la tua prima volta in Italia per dipingere. Con quali aspettative sei arrivato e che impressione ti ha fatto questo paese?
È la prima volta in Italia, ma anche in Europa. Qui c’è tanta storia e questo mi piace, poiché prima di dipingere mi interesso alle tradizioni del posto, in modo da poter realizzare qualcosa che si sposi con la città o con il muro che sto dipingendo. Come dicevo la differenza tra l’Italia e l’Argentina è che in Argentina la gente si interessa soltanto mentre sto realizzando l’opera sul muro, mentre in Italia la gente ne segue la realizzazione tramite i mezzi mediatici. Qui ci si interessa all’artista documentandosi anche sulle altre opere precedentemente realizzate e, nel caso dovesse piacere, c’è chi è disposto a comprarne qualcuna. Penso che questo valga per tutta Europa.

Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti
Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti

Quali messaggi vuoi trasmettere con i tuoi lavori?
Il mio lavoro ruota attorno a una tematica che ha generato problemi molto rilevanti in Argentina: la speculazione economica. Ritengo che la speculazione economica sia qualcosa che decide della tua vita, poiché ti costringe a pensare a cosa fare con il denaro, a come investirlo in qualcos’altro per guadagnarci. Non credo faccia sentire le persone davvero libere.
Io rappresento la speculazione economica con il tulipano, una cosa semplice e bella che è stata denaturata a causa di questo meccanismo. Dopo svariate ricerche ho scoperto infatti che l’esportazione dall’Europa del tulipano ha provocato una grande speculazione, poiché è stato comprato a costi bassi per poi rivenderlo a prezzi esorbitanti. Nel mio paese le persone pensano sia normale speculare su questi meccanismi di compravendita e sembra l’unico modo per poter vivere.
Altre volte invece mi piace lavorare fuori da questa tematica, dipingendo il muro in base alla storia della città in cui mi trovo, perché penso sia bello far conoscere, tramite un lavoro, la storia di quel luogo. Inoltre gli abitanti che abitano in zone limitrofe al muro che dipingo, possono identificarsi con quel messaggio e sentirsi ancora più parte di quel territorio.

C’è qualche artista che stimi o che ti piace particolarmente?
Diciamo che non ne ho uno in particolare, ma per ogni stile ho un artista che preferisco rispetto ad altri. Non posso però dire di identificarmi in ciò che fa, perché è il suo stile, non il mio.
Alcuni artisti li ammiro per quello che trasmettono mentre altri per la loro tecnica. Non mi piace comunque vedere molto i lavori di altri artisti, in quanto penso ti limiti. Mi piace provare e sperimentare. Secondo me nel proprio cammino bisogna trovare uno stile originale senza copiare da altri.

Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti
Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti
Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti

Secondo te per il futuro dell’arte urbana cosa cambierà?
Impossibile dirlo, in tutto il mondo è diverso. Ogni posto avrà il suo futuro e andrà di pari passo con lo sviluppo e il cambiamento delle città.

Come ti sei trovato a Memorie Urbane?
È fantastico. È più di ciò che immaginavo, è diverso dall’Argentina, dove non si può fare molto, poiché non vi è molta diffusione. È spettacolare l’organizzazione e tutte le persone, è una grande esperienza.

Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti
Fran Bosoletti, Latina – ph. Arianna Barone
Fran Bosoletti, Terracina – ph. Arianna Barone
Fran Bosoletti, Arce – ph. Dante Corsetti

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.