Malin Koort, tra illustrazione e sculture di carta

Malin Koort è un’illustratrice svedese che, oltre ad utilizzare la tecnica del disegno ad inchiostro, crea delle sculture di carta esemplari. Ci ha raccontato come ha iniziato a disegnare, quali sono le cose da cui trae ispirazione e i mondi che ama raccontare con il suo lavoro.

Sono un’illustratrice e artista di Uppsala, in Svezia. Ho iniziato a disegnare in adolescenza e subito dopo ho deciso di trasferirmi a Stoccolma per studiare arte. Ho studiato per due anni in due diverse “scuole preparatorie alle arti” e poi ho ottenuto un BFA in graphic design e illustrazione presso Konstfack (University College of Arts, Crafts and Design). Dopo la laurea, nel 2011, ho iniziato a lavorare come illustratrice.

Al momento lavoro principalmente con l’illustrazione editoriale per diverse riviste, ma il mio primo lavoro è stato quello che ho avuto quando ero ancora a scuola. L’incarico richiedeva la realizzazione di quattro copertine di libri per una nuova edizione di vecchi romanzi della scrittrice Dorothy Sayers. In quella circostanza ho dovuto crescere professionalmente e imparare come gestire il mio lavoro (come fare gli schizzi preparatori, come comunicare le mie idee, come uccidere i miei cari, come mettere i segni di taglio, come fare zip-file, ecc…). È stato un lavoro duro perché mettevo continuamente in discussione ogni mia decisione. Se lo avessi fatto oggi avrebbe funzionato molto più agevolmente. Ma mi è piaciuto farlo, e sono ancora abbastanza soddisfatta del risultato. Dopo questa prima esperienza mi chiesero di ideare dei francobolli per la posta svedese…una cosa che avevo sognato da quando ero una ragazzina! Entrambi questi lavori sono stati fatti nella tecnica che preferivo in quel momento, con uno stile di collage digitale. Le altre tecniche che utilizzo sono disegno ad inchiostro e illustrazione 3D con carta, che è quella con cui ho lavorato di più durante questo ultimo anno.

Il mio processo creativo varia a seconda del lavoro che mi è stato commissionato e della tecnica che andrò ad utilizzare. Quando (il maggior numero delle volte) devo confrontarmi con illustrazioni editoriali, leggo il testo o l’articolo, prendo appunti e poi esco a fare una passeggiata con il mio cane, mi bevo un tè e inizio a fare brain storming e buttar giù qualche schizzo.La tecnica della lavorazione in 3d della carta è un po’ più complessa e sto ancora cercando di trovare il metodo migliore per costruire le immagini, decidere l’illuminazione e come fotografarle. Nonostante necessiti di tempi molto più lunghi e sia talvolta frustrante (come quando qualcuno urta il tavolo sul quale stai lavorando!) è di gran lunga la mia tecnica preferita poiché offre molte possibilità e punti di vista differenti in una unica “scena”: cambiando semplicemente il taglio della luce, l’angolazione o il quadro di ripresa si possono ottenere moltissime differenti illustrazioni!

Sono ispirata da tutto ciò che appartiene all’ordinario e al quotidiano. Dalle persone che incontro in città, dalle conversazioni con i miei amici o dai documentari radiofonici  all’atmosfera “respirata” in un romanzo, alle copertine di vecchi DVD o a storie tristi che vale la pena raccontare. Le mie storie parlano di persone, a volte del rapporto che hanno con gli altri e talvolta semplicemente di loro stessi. Un aspetto su cui amo soffermarmi è il mondo interiore delle persone, ciò che fanno o pensano quando sono soli e non c’è bisogno di confrontarsi con il mondo esterno.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.