Come Bruno Munari e Charles e Ray Eames, Fredun Shapur (Johannesburg, 1929), ha rivolto al mondo dell’infanzia uno sguardo particolarmente audace e creativo. Tra il 1960 e il 1980 ha disegnato giocattoli per produttori come Naef (Svizzera), Galt Toys (Gran Bretagna) e in particolare Creative Playthings (Stati Uniti), del quale ha anche ridefinito l’immagine attraverso il logo ormai iconico. I suoi giocattoli in legno, gli animali da cucire, i libri astratti, i puzzle multivisione e i Playsack (costumi in carta ignifuga) hanno ancora il potere di sorprendere e deliziare grazie al loro design colorato e tutt’oggi estremamente moderno.
La figlia Mira e la storica dell’arte Amy F. Ogata hanno curato la sua prima monografia Fredun Shapur. Playing with design, uscita nel 2014, per le edizioni Piqpoq. Una pubblicazione che ne ripercorre la grande avventura professionale ed artistica partendo dagli studi prima al St. Martin’s e poi al Royal College of Art di Londra (graphic design), passando attraverso la sua sosta a Praga nel 1957 (le linee e i colori dei giocattoli Cechi furono di grande ispirazione per le sue creazioni), l’apertura dello studio nel 1959 e la realizzazione dei primi lavori, fino ad arrivare alla più importante collaborazione con Stephen A. Miller, direttore del Product Development for Creative Playthings a metà degli anni ’60. Alla Creative Playthings Shapur dedicherà gran parte della sua carriera fino alla dipartita di Miller nel 1974.
Dopo essersi ritirato, intorno agli anni ’80, Fredun continua a dedicarsi alla sua passione, costruendo giocattoli con oggetti di scarto, pellame e carta. Il libro riporta alcuni esempi di queste tardive creazioni, come i volti stilizzati realizzati con le scatole di sardine.
“Shapur ha creato giocattoli che evidenziavano e sfidavano l’agire del bambino e al tempo stesso piacevano ai genitori.” Amy F. Ogata
Ogata si sofferma sull’artigianalità dei primi giocattoli di Shapur, tutti esclusivamente fatti a mano e levigati da lui stesso e dalla moglie. Fredun assunse poi altri artigiani e in ultima analisi, cercò il produttore svizzero Naef per aumentarne la produzione. Un lavoro frutto della sapienza artigianale e dell’utilizzo di materiali naturali che rendono questi oggetti ancora oggi da collezione.
In appendice, infine, la figlia Mira racconta al lettore il processo che il padre seguiva per creare ogni nuovo giocattolo: partendo da una stanza piena di oggetti, Shapur li osservava, li studiava a fondo e poi provava a combinarli insieme fino a quando scoppiava a ridere. Voleva dire che sapeva di essere sulla strada giusta.