“Major Project Report”, Keyla Nakayama

La sintesi visiva del progetto finale per il Master in Graphic Design del London College of Communication.

Keyla Nakayama, classe 1988 e una laurea in Architettura, ha lavorato in questo settore per un periodo di tempo, per poi destinare la sua attenzione al graphic design.

In tutti i miei lavori uso molto texture e modelli astratti e geometrici, patrimonio dei miei studi in architettura. Sono molto interessata alla stampa, alla comprensione delle macchine da stampa e agli aspetti tecnici connessi. I miei progetti non si basano esclusivamente su scelte estetiche. Sono molto affascinata da tutto ciò che è realizzato a mano, con gli errori e  le imperfezioni che ne derivano, e in questo modo cerco di dare umanità ai miei progetti.

Major Project Report è la sintesi visiva del progetto finale per il Master in Graphic Design del London College of Communication e riguarda la relazione tra l’handmade e il digitale. Quello di questa tesi è anche il tema che sostiene il progetto Abstract Ink (che potete vedere sul profilo Behance di Keyla), un libro in formato A6 realizzato in stampa serigrafica e stampa laser.

Per Major Project Report ho utilizzato le immagini del libro Abstract Ink per rendere i positivi per la serigrafia, ma mischiati e stampati in diversi colori, così da ottenere una stratificazione di immagini e da conferire al progetto una maggiore complessità. Il progetto è diviso in due volumi e ogni segnatura ne costituisce un capitolo. Ho scelto di optare per una rilegatura aperta, poiché in questo modo “l’insalata di texture e pattern” sarebbe stata ancora più evidente. Così come non ho voluto utilizzare alcun tipo di copertina o di differenti tipologie di carta in modo tale che l’aspetto estetico fosse dipeso soltanto dai colori e dai motivi astratti e geometrici. E per finire ho realizzato un contenitore utilizzando gli scarti di stampa e con una nuova stampa serigrafica ho applicato titolo e nome.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.