“Pixel”. La danza tra virtuale e reale

Pixel è uno spettacolo di danza che vede come protagonisti 11 ballerini in movimento in un ambiente visivo al confine tra virtuale e reale. Un lavoro sull’illusione che unisce energia e poesia, narrativa e abilità tecnica, hip-hop e circo, per creare uno spettacolo crocevia tra le arti e gli universi di Adrien M / Claire B e il coreografo francese Mourad Merzouki.

Artistic Direction and Choreography: Mourad Merzouki
Composed by Mourad Merzouki & Adrien M / Claire B
Digital Design: Adrien Mondot & Claire Bardainne
Music: Armand Amar
Produced by CCN de Créteil et du Val-de-Marne / Compagnie Käfig

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Laboratorio di ricerca e creatività con sede a Lion, Adrien M / Claire B lavora nel campo delle arti digitali e dello spettacolo dal 2004, creando spettacoli teatrali ed esibizioni che combinano mondi reali e virtuali con strumenti informatici sviluppati e personalizzati appositamente. Il corpo umano è centrale nelle sfide tecnologiche e artistiche, gli strumenti tecnologici odierni sono utilizzati per creare una poesia senza tempo attraverso un linguaggio visivo basato sul gioco e sul divertimento che genera l’immaginazione. I progetti sono realizzati da Adrien Mondot e Claire Bardainne.

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eMotion è l’applicazione sviluppata da Adrien Mondot per la creazione di interazioni tra oggetti grafici e altre informazioni date da movimenti o suoni durante gli spettacoli dal vivo; si basa su un sistema di animazione fisico e mira a esplorare come il movimento può trasmettere emozioni. In altre parole, si tratta di un editor che consente di definire un universo grafico composto di oggetti a forma di punti, linee, immagini, video, e di stabilire il modo in cui si interagisce con loro attraverso il suono, la parola, un Kinect, un Wiimote, ecc. Tutte le immagini vengono quindi generate, calcolate e proiettate dal vivo, al fine di creare una sintesi sensoriale, una realtà tangibile sul palcoscenico.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.