Dal 6 febbraio al 28 marzo la Galleria del Cembalo di Roma apre al pubblico una mostra che presenta, per la prima volta in Italia, le fotografie della serie Wilder Mann di Charles Fréger. Avevamo già parlato di questo progetto fotografico in un articolo del 2013, dopo l’uscita del volume “Wilder Mann – O la figura del selvaggio”, edito in Italia da Peliti Associati, che raccoglie le fotografie di Fréger.
I ritratti fotografici e, in particolare, quelli di soggetti in uniforme – di qualsiasi tipo essa sia – sono da sempre la materia del lavoro di Charles Fréger. Il fotografo francese rivolge la sua attenzione a comunità presso le quali l’abito riveste un ruolo di primissimo piano, siano esse di militari, oppure di sportivi, o ancora di scolari, religiosi o teatranti. L’insieme del suo lavoro di ritrattista descrive quasi un’antropologia dei costumi, mai disgiunta dagli usi, dalle pratiche umane. Così accade per la serie Wilder Mann, con cui Fréger esplora da tempo riti e tradizioni europee in cui l’abito diventa maschera, travestimento, incarnazione del mito.
Nelle settanta fotografie della mostra si potrà osservare la trasformazione di uomini che sono entrati nella pelle del ‘selvaggio’ – il ‘wilder mann’ è, secondo la leggenda, il frutto dell’unione tra un orso e una donna – diventando fantoccio di paglia, diavolo, mostro dalle mascelle d’acciaio. Personaggi umani e maschere zoomorfe – capra, cervo, cinghiale e naturalmente orso – compongono una sequenza che, se da un lato colpisce per la straordinaria diversità delle trasformazioni, dall’altro vede affiorare in certi elementi ricorrenti – pelli, campane, bastoni, corna – una sorta di ineffabile trasversalità, parzialmente misteriosa e non certo riconducibile agli aspetti più recenti della cosiddetta globalizzazione.
Non è un caso che l’inaugurazione della mostra si inserisca proprio nel periodo di carnevale, quasi a creare un ponte simbolico tra il mascheramento nel presente e nella tradizione.