Memorie Urbane #4.
Shaka, 1010, ECB Hendrik, Jana&Js

Siamo tornati nelle terre di Memorie Urbane per mostrarvi le opere di Shaka, 1010, ECB Hendrik Beikirch e Jana&Js, gli ultimi artisti che hanno colorato questo ricco mese di aprile.

La città di Gaeta è stata la cornice per il lavoro del francese Marchal Mithouard, in arte Shaka. Accanito combattente contro “l’immaterialità”, costruisce le sue opere pittoriche e murali con evidente presenza scultorea. Colorate e organiche, le immagini si compongono di frammenti, trucioli, schegge visuali “calamitate” verso il cuore dei personaggi realizzati con ironica irriverenza. Ha esposto in gallerie della Francia e all’estero, sperimentando con successo le diverse tecniche.

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Shaka, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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Shaka, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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Shaka, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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Shaka, Gaeta © Flavia Fiengo Foto

Polacco di origine ma tedesco d’adozione, 1010 conserva un’identità misteriosa che ama definire attraverso il suo lavoro astratto sullo sfondamento illusorio della superficie: i suoi holes, abyss, passage o portals, che evidentemente aprono a una dimensione ulteriore.

Sequenza binaria, nata quasi per caso all’inizio del suo lavoro, il nome 1010 parla della passione dell’artista per i numeri e le citazioni rubate all’immaginario collettivo visuale e giornalistico, con cui ha cominciato. Diverso invece lo stile che lo ha reso famoso: tra l’oggetto ludico, la curva di livello, il cromatismo “a strati”, il linguaggio dell’artista si lega alle superfici andando sempre oltre di esse e giocando con la fantasia dell’osservatore che si ritrova a leggere familiari citazioni visive dal mondo infantile. Asso nella manica e segreto dell’esecuzione, sono le ombre che, insieme alle curve di livello, lasciano sospettare una formazione architettonica dell’artista. Le città di Fondi e Gaeta sono state lo scenario del suo lavoro.

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1010, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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1010, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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1010, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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1010, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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1010, Gaeta © Flavia Fiengo Foto
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1010, Fondi © Arianna Barone Foto
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1010, Fondi © Arianna Barone Foto
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1010, Fondi © Arianna Barone Foto
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1010, Fondi © Arianna Barone Foto
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1010, Fondi © Arianna Barone Foto

Il tedesco Ecb Hendrik Beikirch si è invece messo alla prova con un grande muro sulle pareti di un ex carcere nella città di Arce. L’edificio di Via Magni fu consegnato, in condizioni definitive, nella seconda metà degli anni ’80, completo di accessori, impianti, grate e porte blindate, pertanto pronto ad essere utilizzato. In realtà la struttura non è mai stata attivata in quanto, a distanza di qualche anno, con l’abolizione delle Preture (di cui Arce ne era sede), vennero chiuse anche le carceri mandamentali. Il fabbricato venne, quindi, destinato a deposito dell’archivio del Tribunale di Cassino e della Pretura di Arce. Oggi, grazie all’opera, esso vede un nuovo spiraglio di vita, che forse lo porterà ad una futura riconversione.

Hendrik “Ecb” Beikirch comincia a fare graffiti in strada fin da adolescente e poi prosegue con studi sulla didattica dell’arte. Intenso ritrattista, colpisce per la forza dei suoi personaggi, ricchi di storie da raccontare e silenziosi custodi dell’interiorità dell’artista, realizzata in scala monumentale.
Lavoratori, pensatori, un’umanità vissuta e disillusa che si integra alla perfezione con i brani di città che questi sguardi sorvegliano. Lontano dai clamori della cultura visual, Ecb sorprende per la sua capacità di portare a riflettere sulla condizione umana dell’esistenza, con una tecnica semplice ma di grande effetto. Prima volta in Italia per l’artista, noto per aver realizzato il murales più alto al mondo in Korea. Su Hendrik torneremo prestissimo con un’intervista esclusiva per Design Playground.

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Ecb Hendrik Beikirch, Arce © Dante Corsetti
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Ecb Hendrik Beikirch, Arce © Dante Corsetti
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Ecb Hendrik Beikirch, Arce © Dante Corsetti
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Ecb Hendrik Beikirch, Arce © Dante Corsetti

Intrecciano stencil e fotografia i due famosi artisti francesi Jana&Js, conosciuti in tutto il mondo per i loro piccoli mondi artistici fatti di palazzi intensivi e dei volti e delle persone che molto probabilmente li abitano.

Poetiche visioni che realizzano squarci su un’umanità spesso adolescente, fatta di speranza e sogni. Figure accoccolate o rannicchiate come in una dimensione domestica, esposti in esterno come nella condivisione di una condizione esistenziale. Jana&Js hanno esposto in gallerie in giro per l’Europa e realizzato muri e piccole opere in esterno. La loro partecipazione a Memorie Urbane è una prima italiana assoluta.

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Jana&Js, Fondi © Flavia Fiengo Foto
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Jana&Js, Fondi © Flavia Fiengo Foto
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Jana&Js, Fondi © Flavia Fiengo Foto
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Jana&Js, Fondi © Flavia Fiengo Foto
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Jana&Js, Fondi © Flavia Fiengo Foto

In questi giorni c’è stato l’opening del Solo Show “Crossing” dell’artista francese Levalet presso la Basement Project Room di Fondi.
Inoltre vi ricordiamo che fino al 17 Maggio è possibile visitare la mostra Art On The Street con le fotografie di Martha Cooper, presso i locali della Pinacoteca di Arte Contemporanea in Gaeta.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.