Le visioni oniriche di Neda Vent Fischer

A view of the Eiffel tower from the Trocadéro esplanade.

“Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento” diceva Henri Cartier-Bresson. Quando questo momento va oltre la realtà, trasformandosi in una visione sognata, ogni certezza materiale viene meno e ci si immerge in una dimensione astratta e senza tempo.

Neda Vent Fischer è una fotografa nata in Yugoslavia nel 1974 che passa il suo tempo tra Parigi e Belgrado. Nelle sue fotografie trova spazio una tensione emotiva evidenziata dall’uso di un’immagine traballante, come se chi fotografa non avesse il tempo necessario per fermarsi e catturare quell’attimo fuggente. Ogni spazio è chiaramente riconoscibile ma Neda ci svela modi nuovi di guardare i celebri luoghi turistici, gli edifici, gli scorci che sono diventati consueti nella loro ubiquità. L’uomo è assente, c’è “solo” il fotografo, intento a catturare il momento. Sembra solo, spaventato, agitato e l’effetto mosso evidenzia ancora questo aspetto.

“Non credo che il mio lavoro si possa definire di ricerca fotografica, suona troppo puro e semplice. Io uso la malinconia come motore, nel tentativo di dare vita alle storie che si nascondono nella mia mente: il mio subconscio, i miei sogni e, infine, i miei incubi”.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.