“Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento” diceva Henri Cartier-Bresson. Quando questo momento va oltre la realtà, trasformandosi in una visione sognata, ogni certezza materiale viene meno e ci si immerge in una dimensione astratta e senza tempo.
Neda Vent Fischer è una fotografa nata in Yugoslavia nel 1974 che passa il suo tempo tra Parigi e Belgrado. Nelle sue fotografie trova spazio una tensione emotiva evidenziata dall’uso di un’immagine traballante, come se chi fotografa non avesse il tempo necessario per fermarsi e catturare quell’attimo fuggente. Ogni spazio è chiaramente riconoscibile ma Neda ci svela modi nuovi di guardare i celebri luoghi turistici, gli edifici, gli scorci che sono diventati consueti nella loro ubiquità. L’uomo è assente, c’è “solo” il fotografo, intento a catturare il momento. Sembra solo, spaventato, agitato e l’effetto mosso evidenzia ancora questo aspetto.
“Non credo che il mio lavoro si possa definire di ricerca fotografica, suona troppo puro e semplice. Io uso la malinconia come motore, nel tentativo di dare vita alle storie che si nascondono nella mia mente: il mio subconscio, i miei sogni e, infine, i miei incubi”.