Frutto della collaborazione tra il MIT Glass Lab e il gruppo Mediated Matter presso il MIT Media Lab (Michael Stern / MIT Meche, Shreya Dave / MIT Meche, James Weaver / WYSS Institute Harvard e Peter Houk / Direttore MIT Glass Lab), il G3DP è una piattaforma di produzione progettata per stampare oggetti tridimensionali in vetro trasparente. Una “stampante-forno” capace di dare vita a complessi modelli di vetro fuso.
Antico e moderno al tempo stesso, materia invisibile capace di proteggere, il vetro è stato creato in Mesopotamia e nell’Antico Egitto 4500 anni fa. Le “ricette” per la sua produzione, la chimica e le tecniche, spesso rimangono segreti gelosamente custoditi. Il vetro può essere stampato, formato, soffiato, cromato o sinterizzato; le sue qualità formali sono strettamente legate alle tecniche utilizzate per la sua produzione.
Dalla scoperta del processo di formazione delle perle di vetro in Egitto nel II millennio a.C., passando attraverso l’invenzione della canna da soffio di metallo in epoca romana, il moderno processo industriale dell’ingegnere inglese Alastair Pilkington (Vetro float) per la fabbricazione del vetro piano su larga scala, ogni nuova innovazione nella tecnologia del vetro si è verificata in seguito a una lunga sperimentazione e grazie all’ingegno dell’uomo, dando luogo ad un nuovo universo di possibilità per l’impiego di questo materiale.
Come spiega il Prof. Oxman. “G3DP è una piattaforma di produzione additiva progettata per stampare vetro otticamente trasparente, permettendo la predisposizione di raffinatezza in accordo con le variazioni geometriche e ottiche legate alle forma, che possono aumentare o inibire la trasparenza e variare il colore. La limitazione o trasmissione della luce di controllo, il controllo della riflessione e rifrazione, portano implicazioni significative: dalla produzione di facciate per edifici aerodinamici ottimizzati per guadagno solare, a dispositivi di illuminazione di spessore variabile e così via”.
Micron3DP è stata riluttante a rivelare troppo sul suo processo, tranne nel dire che la loro testina può raggiungere i 1640° C. La stampante è suddivisa in due camere, dove una camera superiore riscalda il vetro prima di confluire in una seconda camera che poi lo estrude dalla testina di stampa. La cartuccia funziona a circa 1.900° F e può contenere materiale sufficiente per costruire un singolo componente architettonico. Il materiale fuso viene versato attraverso un ugello di allumina-zirconio silice. (fonte stampa3dstore)