Chiara Luzzana per Swatch.
A “tempo” di musica

“Essere a tempo”, “tenere il tempo”, “andare fuori tempo”, sono modi di dire che molto banalmente esemplificano il rapporto profondo e complesso che lega musica e tempo.

L’opera musicale esiste infatti pienamente solo nel momento in cui viene eseguita e l’utilizzo del tempo (ritmo, uso delle pause) fatto dagli interpreti la rende diversa ad ogni occasione.
(V. Pettiti, F. Cordara, R. Costa, Tempo e Musica – © INRIM – Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica)

Se invece il tempo entrasse a far parte della composizione musicale? Se non fosse più soltanto il grande controllore che scandisce il ritmo ma diventasse egli stesso colonna sonora? Ci sono numerosi storici esempi di artisti che hanno inserito in un brano il suono del ticchettio dell’orologio o come i Beatles quello di una sveglia (A Day in the Life, Sgt, Pepper’s Lonely Hearts Club Band), ma si può andare ancora oltre.

L’artista sonora e sound designer Chiara Luzzana lo ha fatto, presentando in anteprima alla mostra Swatch Faces 2015 durante la Biennale di Venezia, la prima colonna sonora realizzata esclusivamente con i suoni puri degli orologi.
In Svizzera, nelle fabbriche Swatch, Chiara ha recuperato ogni singolo componente del meccanismo (lancette, quadranti, vetri, etc.) attraverso microfoni costruiti da lei stessa, ha poi generato suoni e creato strumenti musicali inusuali. Le lancette sono diventate chitarre elettriche, i guanti degli operai, si sono trasformati in un’arpa; le registrazioni dei macchinari delle fabbriche stesse sono diventate parti ritmiche e melodiche.
“60 Bpm – The sound of Swatch”, titolo del progetto, è una cartolina musicale inviata dopo un profondo viaggio nel micromondo degli orologi, è il racconto di un universo che noi spettatori non abbiamo avuto la fortuna di esplorare, ma che attraverso la sua colonna sonora riusciamo ad immaginare.

“Quando lavoro con i suoni sono una esploratrice, li devo scoprire nei lati più nascosti. Mi piace dare voce a ciò che è nato senza.” (Chiara Luzzana)

“60 Bpm – The sound of Swatch” è diventata la colonna sonora ufficiale di Swatch e del padiglione Tesa100, all’Arsenale Nord della Biennale di Venezia 2015. Di Chiara Luzzana, ne segue al Padiglione Swatch Faces (Arsenale) un’installazione audio e un documentario video che ne racconta la realizzazione.

Foto di Yi Lin Juliana Ong
Foto di Yi Lin Juliana Ong

Chiara Luzzana
Sound Designer, Sound Artist, Compositrice di colonne sonore e Multimedia Artist, diventa audio engineer nel 2005. Da oltre 10 anni si dedica allo studio e sperimentazione della musica elettronica per audio/visivi. Ha studiato chitarra classica, piano e clarinetto, ma preferisce costruire i propri strumenti da ciò che la circonda nella vita quotidiana. Trasforma gli oggetti in musica. Costruisce strumenti musicali, inusuali, e li utilizza nelle sue composizioni. La Biennale di Venezia le commissiona la composizione delle colonne sonore ed installazioni audio interattive per i propri padiglioni espositivi. Vince il premio SoundtArt come migliore colonna sonora della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), presenziata da Richard Armstrong, Direttore del Guggenheim Museum (NYC). Realizza soundtrack per il Festival di Arte Contemporanea di Sapporo (Giappone). Vive e lavora tra Milano e Shanghai. È sound designer e compositrice per Swatch, Valentino, Diesel, Jean-Paul Gaultier, Discovery Channel, Sky, Vodafone, Deejay Tv, Real Time, Rai Tv.

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Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

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