Fate Festival. Di ritorno dal festival del “fare”

Bifido (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti

In un piccolo paese di duemila persone situato nel parco regionale del Matese, abbiamo riscoperto il gusto dello stare insieme e il significato più autentico di essere comunità; una comunità che si riappropria dei propri spazi e della propria identità, aprendosi al mondo. E quale miglior veicolo dell’arte per raccontare un territorio?

A San Potito Sannitico (Caserta) da molti anni ormai si svolge il Fate Festival, “il festival dei giardini, del cinema e dell’arte pubblica”. Grazie all’impegno di Giuliana Conte, Tono Cruz e della Proloco, il piccolo borgo è stato invaso da un’atmosfera di fermento creativo dalle prime luci dell’alba fino alla tarda sera.
Il Fate Festival è il festival del “fare”, come ci spiega la stessa Giuliana, e qui da fare ce n’è per tutti!

Fin dal mattino artisti provenienti da tutto il mondo hanno colorato le mura del paese, con l’aiuto e l’entusiasmo dei più giovani (e non solo); l’artista polacca Nespoon ha coinvolto le donne più anziane nella ricerca di merletti e trame tessili che ha poi riprodotto sui muri del borgo; MademMoiselle Maurice, con l’aiuto delle sapienti mani di Nino, ha realizzato il suo primo intervento incollando direttamente sulla parete delle piastrelle recuperate in paese.

Bifido (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Bifido (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Nespoon (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Nespoon (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Mademoiselle Maurice (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Mademoiselle Maurice (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti

Mono Gonzales si è cimentato con un grande muro, ponendo l’accento sul tema dell’acqua, elemento dominante di San Potito e richiamando anche la totale privatizzazione dell’acqua in Cile. Muro apprezzatissimo nel paese e che ha visto il contributo di molte mani per la realizzazione.
D’impatto anche il lavoro di Bifido “Transumanza”, in cui sono rappresentati bambini con valigie e animali migranti. Poi vi è il lavoro di Hyuro, quello di Caktus e Maria, di Boamistura e dei tanti altri artisti che sono intervenuti.

Bifido (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Bifido (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Bifido (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Bifido (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Boamistura (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Boamistura (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Caktus e Maria (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Caktus e Maria (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti
Caktus e Maria (Fate festival 2015) - Foto di Dante Corsetti
Caktus e Maria (Fate festival 2015) – Foto di Dante Corsetti

Durante il festival per le strade ed i vicoli del paese si potevano incontrare videomaker arrivati grazie alla riuscitissima collaborazione tra il Fate Festival e l’associazione Cici di Castellamare del golfo (Trapani), oppure i dieci registi che si sono visti impegnati nella realizzazione di altrettanti cortometraggi sul tema “Le trasformazioni”. I partecipanti in poco meno di una settimana di tempo hanno realizzato i propri lavori, reclutando tutto il cast tra gli abitanti del paese, e i loro corti sono stati proiettati e votati nella serata di venerdì 28 agosto. Il cortometraggio premiato è stato Luigi on the rocks realizzato dalla giovane regista Ashleigh Goh, la menzione speciale è andata a Claudia Calcara con Fuori, mentre l’aggiudicazione del voto della giuria popolare a Bimbox 2.0 di Raffaele Tamarindo.

In questa atmosfera di creatività e convivialità collettiva, poteva capitare che, mentre passeggiavi per il paese, qualche signora aprisse la porta di casa per farti assaggiare le sue confetture e i suoi distillati di frutta; che fossi invitato a cena a casa di Pasquale, ovviamente senza conoscere né Pasquale né chi ti invita. Per farla breve a San Potito Sannitico non è stato possibile essere un turista, c’è stato sempre qualcosa da fare, una casa aperta, un posto a tavola e una storia da ascoltare.

Tante anche le attività collaterali, dai laboratori di serigrafia curati da Matees (con il live print delle magliette con logo del festival), alle letture per bambini negli antichi lavatoi ancora in uso, a quello di Ru.De.Ri. “Rural  Design per  Interstizi e frammenti di paesaggio” (laboratorio fatto di lavoro “nel campo”, osservazione delle specie e interventi site specific). 

Fate festival 2015 - Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 – Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 - Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 – Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 - Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 – Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 - Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 – Foto di Dante Corsetti

E quando calava la sera e la quiete avvolgeva le antiche mura, si aprivano le porte di meravigliosi giardini che i privati hanno messo a disposizione per letture e piccoli concerti: luoghi magici e segreti tutti da scoprire.

Siamo felici di essere stati testimoni diretti di questo esperimento capace di adeguarsi alle esigenze del luogo e degli abitanti, e di trovare di volta in volta la sua formula attraverso un lavoro di tipo antropologico, artistico, sociale e urbanistico. Capace di trasformare un paese che ha già una spiccata vocazione all’accoglienza, in un fertile territorio di scambio culturale ospitando opere di artisti di fama internazionale e collettivi d’arte emergenti. L’arte in questo caso svolge una funzione sociale di attivazione della partecipazione degli abitanti, come parte integrante del processo artistico stesso. Questa la formula vincente del Fate Festival, una formula capace di offrire occasioni multiple, ampie e articolate, proponendo un nuovo ideale di cultura, dove la qualità dei nuovi paesaggi si propone come risorsa per un’economia fondata sulla bellezza dei luoghi.

Fate festival 2015 - Foto di Dante Corsetti
Fate festival 2015 – Foto di Dante Corsetti

Fabrizio Caròla
A San Potito Sannitico, da anni è in corso un progetto sperimentale curato e ideato dall’architetto e cittadino onorario Fabrizio Caròla (qui un link su di lui) per la diffusione di antiche tecniche di costruzione.
Lo stesso Caròla presente in città in questi giorni ha accompagnato i visitatori alla scoperta delle cupole costruite con la tecnica del compasso ligneo, che sorgono in un terreno ai confini del paese, una tecnica che nel corso degli anni egli ha applicato in diversi Stati africani. L’Architetto viene celebrato anche tra le vie del paese con un ritratto murale realizzato qualche anno fa da CNFSN+.

CNFSN+, Fabrizio Caròla - Foto di Dante Corsetti
CNFSN+, Fabrizio Caròla – Foto di Dante Corsetti
Le cupole di Fabrizio Caròla - Foto di Dante Corsetti
Le cupole di Fabrizio Caròla – Foto di Dante Corsetti

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.