I reportages illustrati di Olivier Kugler

Olivier Kugler è nato nel 1970 a Stoccarda, in Germania e cresciuto a Simmozheim, un piccolo villaggio nella Foresta Nera. Dopo gli studi in graphic design e un master in illustrazione alla School of Visual Arts di New York. Olivier ha lavorato inizialmente a Londra come illustratore realizzando reportages illustrati. Combinando dettaglio, ricchezza, energia e umorismo, restituisce uno spaccato umano di tutto il mondo: dal “Royal Wedding” a Londra al viaggio con Massih, camionista iraniano con il quale ha viaggiato per quattro giorni per portare acqua in bottiglia in una piccola isola del golfo persico.

Preferisce disegnare sul posto o traendo spunto da foto scattate da lui stesso, ama disegnare persone che incontra e luoghi che visita per poi colorare i suoi disegni sul suo computer portatile. Tra i suoi clienti: The Guardian, XXI, Süddeutsche Zeitung, Reader Digest, The New York Times, The New Yorker, New York Magazine e molti altri.

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Il faro di Jamestown ad Accra, capitale del Ghana

Il reportage dal campo profughi di Domiz, nel Kurdistan iracheno, che l’illustratore tedesco ha realizzato in seguito alla richiesta di Médcine Sans Frontières, racconta in maniera inusuale la condizione dei rifugiati e il dramma del popolo siriano alla ricerca di nuove possibilità.

“Massih”, camionista in Iran

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I rifugiati siriani che Olivier ha incontrato in Kurdistan.
(per Harper’s, Le Monde Diplomatique, Port, Internazionale e Médcine Sans Frontières)

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Il mercato delle Pulci di Bruxelles.
(per Brussels Airlines Magazine)

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Illustrazioni per Süddeutsche Zeitung per un articolo sulle coltivazioni casalinghe

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Burkina Faso
(per Oxfam e The Guardian)

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“Mit dem elefanten-doktor in Laos”
Il libro (di trenta pagine) racconta la storia di un giovane dottore veterinario che in Laos si prende cura della salute degli elefanti da lavoro.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.