The Fluor Room. Olga Capdevila per El Moscou di Torelló

Quando alla designer Marta Mir è stato commissionato il rifacimento dell’interno della discoteca spagnola El Moscou di Torelló (vicino Barcellona), lo scopo del suo intervento era rendere il locale più caldo e accogliente. Tuttavia uno degli spazi più difficili da gestire era il grande ingresso di accesso al bagno, il quale rimaneva luogo di passaggio freddo e poco confortevole. Da qui è nata l’idea di coinvolgere l’illustratrice Olga Capdevila per conferire a questa stanza un’atmosfera più avvolgente e in linea con il resto della discoteca.

Olga ha realizzato così “the fluor room”, reinterpretando in modo singolare questo spazio ameno e trasformandolo in un irriverente e ironico omaggio alle scritte o ai messaggi sarcastici e rozzi disegnati nei bagni pubblici. L’illustratrice ha riempito tre pareti con più di 300 illustrazioni dove i passanti possono trovare giochi di parole, battute, aneddoti realmente accaduti nel club, riferimenti alle tradizioni della città, e alcuni stravaganti disegni in riferimento alle band che hanno suonato a El Moscou. Le illustrazioni sono state dipinte con inchiostro fluorescente e sono illuminate da luce nera, creando un effetto inebriante e ovattato. Grazie all’intervento di Olga la stanza più inutile del locale è diventata uno degli spazi più emblematici del club.

© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla - Ph. Pau Franch
© Olga Capdevilla – Ph. Pau Franch

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.