I giocattoli in legno di David Weeks Studio

Con base a New York (Brooklyn, in zona DUMBO), David Weeks Studio produce oggetti funzionali con un approccio scultoreo. Lo Studio si avvale di un processo di progettazione che si basa sulla riduzione formale, ovvero sullo smantellamento di forme esistenti per rivelarne altre nuove e sorprendenti.

Le esplorazioni di David Weeks e del suo team di lavoro hanno come punto cardine il concetto di equilibrio e proporzione, senza tralasciare il senso dell’umorismo. I settori di progettazione sono eterogenei: dall’illuminazione ai mobili, dagli oggetti per la casa ai giocattoli in legno protagonisti del nostro articolo.

beasts-800x5501-800x550

___
Hattie the Elephant

“Hattie” prende il nome da un famoso elefante che un tempo viveva nello zoo di Central Park. La sua struttura in legno può assumere molte pose, può anche fare una verticale. Con i suoi muscoli “elastici” e gli arti in legno durevole, Hattie è un compagno pronto a resistere ad anni di gioco.

beasts-Hattie-800x5501-800x550

___
Hanno the Gorilla

Come Annone il Navigatore, il viaggiatore greco che esplorando l’Africa 2.500 anni fa ha scoperto i gorilla, “Hanno” è coraggioso, forte e curioso. Hanno Jr non è molto grande ma altrettanto forte.

beasts-Hanno-800x5501-800x550

___
Simus the Rhinoceros

In latino la parola simus significa “camuso”, ovvero con il naso largo e schiacciato. Ma Simus il rinoceronte ama profondamente il suo naso perché gli conferisce un’aria di particolare importanza. È forte e flessibile, e la struttura in legno massiccio gli permette di tenere a lungo numerose pose.

beasts-Simus-800x5501-800x550

___
Ursa the Bear

“Ursa” è forte e saggia, con i muscoli di un grizzly e la natura delicata di una mamma orsa, veglierà su di te ma amerà anche giocare.

beasts-Ursa-2-800x5501-800x550
beasts-Ursa-800x5501-800x550

___
Cubebot, Julien & Guthrie

Ispirati ai puzzle giapponesi Shinto Kumi-ki, queste sculture in legno rappresentano un contributo non convenzionale ai robot giocattolo unendo antiche tradizioni giapponesi alla cultura contemporanea del gioco. I loro robusti telai di legno possono assumere centinaia di pose e quando la ricreazione è finita, ognuno di loro si chiuderà ordinatamente in un cubo. Disponibile in legno naturale e in diverse finiture di colore.

julien-800x5501-800x550
jg-trio-800x5501-800x550
jg-800x5501-800x550
guthrie-800x5501-800x550
cubebot-keep-trucking-800x5501-800x550
jg-cubes-800x5501-800x550

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.