Intervista ad Alberto Fiocco, illustratore

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Un pigmeo africano in carne e ossa. Dude Mag (Materiale d’importazione)

Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’illustratore e organizzatore del festival Fuochi Fatui, Alberto Fiocco, per farci raccontare il suo mondo e il suo lavoro ma anche le motivazioni che lo hanno spinto a ideare la manifestazione veneta giunta quest’anno alla quarta edizione.

Chi è Alberto Fiocco?
Un persona che tuttora fa ancora fatica a capire chi è e cosa fa.

Tempo fa in un’intervista hai detto di preferire lavorare con colori e pennelli rispetto al digitale. Sei sempre dello stesso avviso?
Devo ammettere che ho cambiato un po’ idea rispetto al passato. L’illustrazione digitale, sopratutto crescendo professionalmente, è utile se non fondamentale al giorno d’oggi. Questo innanzi tutto perché dobbiamo confrontarci con tempi sempre più stretti e con una realtà che vede sempre più di frequente l’applicazione dell’illustrazione nel mondo digitale. Ad ogni modo è una frontiera molto interessante, che apre nuovi scenari da esplorare.
Al tempo stesso non posso dimenticare che la matrice iniziale di ogni mio lavoro parte da un base manuale; ogni mia tavola è una specie di collage digitale composto da centinaia di piccoli pezzi disegnati a mano, principalmente realizzati a pennello e inchiostro. Per capire quanto sia ancora molto importante per me il lavoro a mano, posso svelare che mi piace più comporre un’immagine con il mio microscopico trackpad ormai consumato, piuttosto che con una penna grafica. È come avere tanti piccoli ritagli sotto mano da appiccicare.

Che cosa fai quando hai bisogno di ispirazione?
Sinceramente credo poco nell’ispirazione. Non penso non esista, ma non si palesa mai quando devi lavorare ad un progetto, almeno a me non è mai capitato. Se devo cercare degli spunti  è sicuramente grazie ai libri e a internet dove ormai c’è di tutto, ma non è esattamente quello che intendo se parlo di ispirazione. Di solito invece mi viene sul divano, mentre la mia faccia sprofonda nel cuscino e lì mi vengono seriamente delle idee bellissime, per 5 minuti circa. Peccato durino giusto 5 minuti…

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La grande caccia del Signor Luigi R. Short story for B Comics
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La grande caccia del Signor Luigi R. Short story for B Comics
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La grande caccia del Signor Luigi R. Short story for B Comics

Il tuo signor Luigi R. va matto per “catturare i rumori”. E tu di cosa vai matto (oltre a fare bolle con le gomme)?
Attenzione, io di bolle non sono mai riuscito a farne nemmeno mezza, è una sfiga che mi porto dietro intendiamoci! La prima cosa di cui vado matto innanzi tutto è vedere la TV; tutti direbbero leggere un compendio sul colore o andare al cinema, certo mi piace anche questo, ma adoro sinceramente vedere le cose più inutili e inspiegabili del palinsesto televisivo. Negli ultimi anni per esempio sono decisamente attratto da programmi come “ti sfascio il mobile e poi te ne faccio uno con gli stessi pezzi ancora più brutto” e altre cose del genere. Poi, come dicevo prima mi piace leggere, vedere film fare tutte queste cose molto nutrienti per lo spirito…ci mancherebbe altro!

Chi del mondo dell’arte, della letteratura o di qualsiasi altro ambito senti di dover ringraziare (o maledire!) perché ti ha reso umanamente e artisticamente quello che sei oggi?
Qui potrei dilungarmi anche troppo, ma ne citerò tre appartenenti rispettivamente ad altrettante categorie quali illustrazione, letteratura e cinema.
Per l’illustrazione, provo da anni un’adorazione infinita per Dino Buzzati. Questo perché il suo lavoro come illustratore, per quanto la sua opera artistica sia vastissima e variegata, è assolutamente genuino e provocatorio al tempo stesso. Mi ha sempre incuriosito, perché è considerato un personaggio dai modi discreti, ma dotato di una totale mancanza di inibizione nelle sue opere illustrate, dove si integrano spesso erotismo e inquietudine…un vero genio secondo me. Tutto questo supportato da una tecnica e una capacità intuitiva magari non di finissima maestria, ma che trovo assolutamente eccezionale.
Nella letteratura penso spesso a John Fante, per me un’autore da non farsi sfuggire, forse anche perché i suoi libri li ho letti a 15 anni e mi hanno particolarmente affascinato. Magari non è un autore con pretese di particolare profondità ma il suo modo di raccontare, che porta più che a leggere a divorare un suo libro, lo trovo un riferimento per chiunque piaccia raccontare storie.
Parlando di cinema invece, anche se ho conosciuto la sua opera molto più recentemente, penso a Werner Herzog. Ammetto che il  lavoro del regista tedesco con Kluas Kinski per me è di grandissima fascinazione. In questo caso mi è molto difficile spiegare la motivazione della mia predilezione perché ci sono davvero troppe cose in ballo (dialoghi, fotografia, interpretazioni, musiche, ecc…). Posso dire che i tre film che in assoluto mi hanno colpito maggiormente sono Fitzcarraldo, Aguirre Furore di Dio e Nosferatu Il principe della notte

C’è qualche giovane illustratore italiano che apprezzi particolarmente?
Anche qui non è facile perché ce ne sono sempre di più bravi! Potrei iniziare parlando di Lorenzo Mò, il suo lavoro mi fa divertire moltissimo. Un’altro che tengo molto a ricordare è Massimiliano Di Lauro, assolutamente geniale. Poi tanti altri come Matteo Berton, Sarah Mazzetti,… non riesco nemmeno a ricordarli tutti!

Non sei il primo illustratore di cui parliamo che ha dedicato un parte del suo lavoro all’intervento illustrato su vecchie foto ricordo. Qual è secondo te il motivo di questo interesse?
Il mio interesse si rivolge principalmente ad un intervento di appropriazione delle vite delle persone o dei luoghi ritratti in queste foto. Di base le acquisto nei mercatini dove si vende di tutto e di più e dove spesso li trovi in scatoloni colmi; ebbene già da lì parte il mio progetto perché pian piano seleziono le foto, inizio ad immaginare come utilizzarle e provo a costruirci sopra una specie di narrazione. L’intervento pittorico, che è ben definito perché se si sbaglia quasi sempre si deve poi buttar via, è il collante per ricreare una specie di album di famiglia con soggetti che tra loro non hanno nessuna relazione.

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Fotoricordo
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Fotoricordo
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Fotoricordo

Tu sei anche uno dei fondatori del festival Fuochi Fatui. Ci parli di questo progetto e di come è nato?
Fuochi Fatui nasce da un’idea tra amici tutti nati nella mia stessa cittadina, più precisamente Feltre. Ormai 4 anni fa ci siamo domandati perché non portare nel nostro luogo di origine, una città dal considerevole valore storico, artistico e paesaggistico ma purtroppo molto poco riconosciuta e ricca di attività culturali, un evento che cercasse di riqualificare e rivalutare beni e spazi di proprietà comunale con i migliori artisti emergenti nell’ambito nazionale ed europeo. Questo per cercare anche di trasformare Feltre in un luogo/laboratorio per le arti, o almeno questo è uno dei nostri obbiettivi da sempre.
Va detto anche che questo è un lavoro molto lungo e complesso in un territorio che spesso ha difficoltà a rendere partecipe la cittadinanza, altro obbiettivo a noi molto caro, e che vede grosse difficoltà ad essere sostenuto in tutti i sensi dalle amministrazioni locali. Per noi è una sfida, un progetto in divenire, che penso e spero continui a crescere e pian piano a vivere autonomamente.

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Illustrazione per Fuochi Fatui

Un album musicale e un libro che avresti voluto illustrare.
Un album qualsiasi di Moondog – Il Vichingo della 6 Avenue. Per un libro potrei dirne uno letto non molto tempo fa e che mi è piaciuto parecchio giusto per non dire un classico, Limonov di Emmanuel Carrère.

C’è una domanda alla quale avresti voluto rispondere e non ti abbiamo fatto? :)
Sport? Risposta: No, sto bene così.

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PROSPETTIVA 22 – preview 4 giugno 2015 (dal 12 giugno al 26 luglio, 2015, Interzona – VR)
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Brindisi ai pirati. Dude Mag (Materiale d’importazione)

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Giacimenti Urbani 2014
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Illustrazione per IdeasNoted – Moleskine (Fuori Salone 2015, Ventura Lambrate)

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.