Intervista allo street artist Apolo Torres

Artista tradizionale di matrice illustrativa, Apolo Torres sembra prestato alla street art, alla quale si dedica soltanto dopo lunghe riflessioni svolte in studio, lavorando alle sue tele. Ironico caricaturista, costruisce personaggi che sembrano prendere vita sui muri sparsi in giro per il mondo. I suoi lavori riflettono un approccio meditativo, ironico e quasi onirico. 

Abbiamo seguito questo ventinovenne artista brasiliano sin dal suo arrivo nel Bel Paese, vi abbiamo raccontato la sua prima personale europea Emergere curata da Davide Rossillo e i suoi primi muri italiani per Memorie Urbane. Ora vogliamo proporvi questa intervista, e tra una domanda e l’altra, con la speranza di rivedere presto qualche suo lavoro in giro per l’Europa, gustatevi qualche foto e un breve video del making-off del suo muro di Arce.

Come è nata in te la passione per l’arte e come hai deciso di lavorare in strada?
Il disegno, la pittura, la musica, la poesia sono sempre state le mie più grandi passioni sin dalla più giovane età. Nel mio quartiere c’erano alcuni writers, non famosi, ma che per me sono stati impostanti; ho davvero ammirato il loro lavoro e quando dipingevano mi sedevo a guardarli per tutto il tempo. Poi a poco a poco il mio interesse è cominciato a crescere e ho iniziato a mettermi alla prova.

Quanto la tua città ha influenzato il tuo lavoro e quanto sei soddisfatto del suo movimento culturale?
La mia città è certamente ha avuto su di me la più grande influenza, ma solo perché è la città in cui sono nato e cresciuto. Se fossi nato a Roma, lo sarebbe stata quest’ultima.
Ad essere sincero mi piace molto catturare le cose che sono intorno a me; quando vado in un posto nuovo mi piace capire come le persone ci vivono, cosa fanno, osservare l’architettura, il modo di vestire, la musica che ascoltano…forse la mia più grande fonte di ispirazione in questo senso è la gente, non la città stessa.
Per quanto riguarda il movimento culturale, credo sia la cosa migliore che San Paolo ha da offrire. La città ha molti problemi e può essere soffocante, se non fosse per tutta l’arte e la cultura San Paolo crollerebbe di sicuro.

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Apolo Torres, San Paolo 2013
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Apolo Torres, Bushwick, Brooklyn, NYC 2013

Con quali aspettative sei arrivato e quale impressione ti ha fatto l’Italia?
Le mie aspettative erano quelle di venire in Italia per realizzare le migliori opere che io avessi mai fatto, trovare nuove influenze e nuove strade per il mio lavoro. Insomma mi aspettavo di fare una buona impressione e magari aprirmi la strada per poter tornare in futuro altre volte in Italia e anche in Europa.
Per quanto riguarda le mie impressioni sull’Italia sono davvero molto buone, la cultura e l’ospitalità di questo paese sono fantastiche, le persone che ho incontrato sono molto affettuose e gentili.
Penso sia stato un bene venire in un posto dove la scena artistica è sviluppata e strutturata meglio, sicuramente un buon esempio da seguire.

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Apolo Torres, Arce © Foto di Dante Corsetti

Quali messaggi vuoi trasmettere con i tuoi lavori?
Mi piace far pensare e riflettere, ma senza un discorso preparato o mirato, il mio intento principale è sicuramente quello di porre delle domande, avviare un dialogo al quale tutti possano partecipare, più che indottrinare su cosa pensare. Per questo i miei soggetti sono sempre collegati a questioni relative alla società.

C’è qualche artista che stimi o che ti piace particolarmente?
Molti… di tutti i tipi, gli stili e i periodi. Sono tanti gli artisti che mi hanno influenzato in modo diverso: Rembrandt, Van Gogh, Diego Rivera, Bosch, e poi alcuni miei coetanei come Os Gemeos, Aryz e Etam Cru.

Sulla confusione che spesso viene fatta tra street art, graffiti e arte pubblica, qual è il tuo punto di vista?
Beh sono termini molto specifici, le persone che non sono coinvolte nella scena street art non conoscono la differenza, ma per me sono tutte collegate e parte dello stesso movimento. Dobbiamo condividere il parco giochi nel miglior modo possibile.

Legale o illegale …. moda o cambiamento?
Credo più cambiamento, considerando tutte le persone che decenni fa hanno iniziato con i graffiti illegali e hanno aperto la strada per la scena corrente di muralismo contemporaneo, i festival e tutto il resto. Per questo dobbiamo rispettarli ed essere loro grati per aver reso questo possibile. Per quanto riguarda se legale o illegale, penso che entrambe le modalità abbiano le loro qualità specifiche. Con il lavoro illegale si possono esprimere concetti che spesso la società non accetta, invece con i lavori istituzionali si può certamente approcciare qualcosa di più complesso, con una qualità tecnica superiore che può essere in grado di dare un contributo importante allo spazio pubblico.

Secondo te per il futuro dell’arte urbana cosa cambierà?
Difficile da prevedere, credo che negli anni successivi vedremo ancora più nettamente la divisione in diversi stili e linee di lavoro, con molte ramificazioni all’interno dello stesso movimento.

Preservare o lasciare che l’effimero abbia la meglio?
Personalmente molto dipende dal tipo di lavoro. C’è un fascino nell’effimero che va sicuramente apprezzato, ma molti dei grandi murales che si realizzano oggi penso siano opere che vadano preservate.

Pensi che la street-art possa portare ad una nuova idea di arte e una commistione di generi rispetto alle opportunità offerte da un museo inteso in senso tradizionale?
Beh… la street art è un concetto talmente vasto che sicuramente non può essere racchiuso nelle stanze di un museo. Penso che molte istituzioni e molti curatori d’arte contemporanea dovrebbero trovare il modo di aprirsi e accettare la street art, in particolare in Brasile.

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Apolo Torres, San Paolo 2015
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Apolo Torres, Arce 2015 © Foto di Dante Corsetti
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Apolo Torres, Formia 2015 © Foto di Flavia Fiengo

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