Brandalism è un collettivo formato da circa 80 artisti, di 19 Paesi differenti, che dal 2012 hanno unito le loro forze con lo scopo di denunciare, attraverso i loro mezzi, i grandi marchi mondiali. L’ultima “apparizione” è di qualche giorno fa, quando, in occasione della COP21 di Parigi (conferenza mondiale sui cambiamenti climatici iniziata il 30 novembre e che si protrarrà fino al 10 dicembre), hanno tappezzato le fermate degli autobus con circa 600 ironici manifesti che sbeffeggiano le società promotrici del grande evento. Non a caso gli spazi pubblicitari occupati sono quelli gestiti da JC Decaux, una grande società che si occupa di pubblicità all’aperto e che è uno degli sponsor della COP21.
Il blitz artistico è avvenuto sotto gli occhi di tutti nella notte tra il 27 e il 28 novembre, grazie al travestimento di alcuni artisti da agenti della società di insegne pubblicitarie che, dopo aver ottenuto la copia delle chiavi delle teche, hanno sostituito tutti i manifesti a due passi dai poliziotti (presenti ovunque proprio in occasione dell’evento) ignari della beffa.
Tra gli artisti, i parigini Eube, Alex One, Arnaud Liard, Millo e ZAD, o gli stranieri Paul Insect (il collaboratore di Banksy), Barnbrook (l’artista che ha emulando in modo provocatorio i cartelloni pubblicitari delle multinazionali), Neta Harari, Jimmy Cauty, Escif o Kennard Phillips.
“Con la sponsorizzazione al COP21, grandi multinazionali fonti di inquinamento come Air France e Engie possono promuovere se stessi come se fossero parte della soluzione, mentre sono in realtà parte del problema” (Joe Elan)