I nostri anni ’70.
Libri per ragazzi in Italia

La rivoluzione editoriale che ha cambiato per sempre il modo di fare libri per l’infanzia

“C’erano una volta in Italia le “signore dell’editoria per ragazzi” ed è la loro voce che vogliamo farvi ascoltare mentre ve ne raccontiamo le gesta, perché a loro dobbiamo molta di quella rivoluzione che ha cambiato radicalmente e innovato il panorama dell’editoria per i nostri bambini, negli anni Settanta del secolo scorso”. (tratto dal libro I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia, continua a leggere su Medium)

Dopo la prima pubblicazione in occasione dell’omonima mostra allestita nel 2014 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, Corraini Edizioni ha ristampato I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia, un racconto sulla rivoluzione editoriale (e non solo) degli anni Settanta che ha cambiato per sempre il modo di fare libri per l’infanzia nel nostro paese (non a caso nel 1964 era nata la Fiera Internazionale del Libro per l’Infanzia e la Gioventù).
Curato da Silvana Sola, esperta di letteratura per ragazzi, e Paola Vassalli, esperta di illustrazioni per l’infanzia, il volume racconta la storia di una nuova generazione di editori, artisti, autori e illustratori, la loro ricerca di modernità e il loro affrancamento dai vecchi canoni espressivi editoriali. Alla base di questo rinnovamento ci sono i lavori di importanti autori italiani e internazionali come Bruno Munari, Toti Scialoja, Gianni Rodari, Francesco Tullio Altan e Maurice Sendak, tra cui uno in particolare segna un radicale cambiamento nel rapporto con il bambino, Piccolo blu e piccolo giallo, del pittore e illustratore olandese Leo Lionni.

Autore, pittore, scultore, grafico, designer e teorico della percezione visiva, Lionni amava raccontare di aver creato il suo primo libro per bambini Little Blue and Little Yellow, pubblicato in America nel 1959, durante un viaggio in treno, per intrattenere i suoi due nipotini, Pippo e Ann, ai quali il libro è dedicato. L’artista usa pezzettini di carta strappata e muove nello spazio i due protagonisti, o meglio i due colori. “Questo è piccolo blu. Eccolo a casa con mamma blu e papà blu. Piccolo blu ha molti amici, ma il suo miglior amico è piccolo giallo…” E fa “agire” sulla pagina macchie di colore, frammenti di un collage che la mano sposta per seguire il racconto. Nato dall’esperienza di Lionni — uno dei padri della “grafica attiva” americana — e più precisamente da un ciclo di conferenze sulla percezione visiva, il libro si nutre dello stato dell’arte americana in quegli anni Cinquanta, dall’Action Painting alla leggerezza dei Mobiles di Calder. Ed è un capolavoro assoluto, con il quale Lionni definisce le caratteristiche del picture book, il nostro “albo illustrato”: poche pagine, copertina cartonata, testo breve, un ritmo serrato che favorisca la sorpresa e l’emozione. Dice Bruno Bettelheim: “Soltanto un artista che sappia pensare essenzialmente per immagini riesce a creare un vero libro illustrato. Leo Lionni ha capito l’importanza del linguaggio visivo” (tratto dal libro I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia, continua a leggere su Medium)

I_nostri_anni_70_96-97_1000
I_nostri_anni_70_46-47_1000
I_nostri_anni_70_44-45_1000
I_nostri_anni_70_26-27_1000
__
I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia
a cura di Silvana Sola e Paola Vassalli

Dimensioni: 20.0 x 27.0 cm
Lingue: Testi in italiano
Rilegatura: brossura
Pagine: 144
1a edizione: 03/2014
Edizione corrente: 1a ristampa 10/2015

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.