Un regalo para Nino è l’ultimo libro scritto da Lilith Moscon che “parla dell’importanza dei piccoli dettagli, dell’armonia di abitare questo mondo e questa vita che a volte ci riserva autentiche sorprese in forma di regali completamente inaspettati”. Accompagnano il viaggio di Nino le atmosfere calde degli acquarelli e dei collage dell’illustratore e pittore italiano Francesco Chiacchio.
Nino il postino vive al numero 753 della Gran Vía. É una di quelle persone che contagiano gli altri con il suo buon umore. Talvolta però si sente solo: gli sarebbe piaciuto avere un figlio.
Un giorno Nino fa una serie d’incontri strani: incrocia per la città animali che portano, giusto al numero 753 della Gran Vía, parti di un corpo umano. Ogni animale ne approfitta per ricordare a Nino l’importanza dei nostri sensi nella conoscenza del mondo che ci circonda. Giunto a casa, Nino incontra una sorpresa.
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Intervista a Francesco Chiacchio e Lilith Moscon precedentemente pubblicata su Un Periodista en el Bolsill che ringraziamo per aver permesso la pubblicazione in lingua italiana.
QUALCHE DOMANDA A LILITH
Come è nata questa storia?
Un regalo para Nino è nato all’inizio del mio anno di formazione con il Teatro de los Sentidos, compagnia diretta da Enrique Vargas con sede a Barcellona. Ho scritto questa storia mossa forse dal desiderio di ringraziare una persona a me molto cara che ha deciso di scomparire dalla mia vita. Il ‘forse’ è legato al fatto che è difficile, se non impossibile, rintracciare i motivi per cui si scrive. Io per esempio scrivo quasi sempre sollecitata da un’urgenza generica di scrivere. Dunque mi siedo al tavolo e il racconto prende vita a mano a mano che scrivo. Solitamente traccio una struttura sommaria prima di iniziare, ma raramente la rispetto. Un buon racconto va sempre oltre la struttura che mi sono prefissata, come se le parole a un certo punto prendessero il sopravvento sull’autore e ideassero personaggi e trame a loro piacimento. Quando questo accade, vuol dire che il lavoro è stato onesto e posso esserne soddisfatta. Un regalo para Nino è senz’altro uno di quei racconti di cui sono stata da subito non solo molto soddisfatta, ma pure emozionata. La tristezza con cui ho iniziato a scriverlo ha lasciato il posto a una malinconia sottile, poi alla sorpresa, alla gioia, e infine al riso. È un’opera che sfiora inevitabilmente il tema della trasformazione, di come tutto nella nostra vita sia soggetto al cambiamento: la solitudine può convertirsi da un giorno all’altro in compagnia e la tristezza in ilarità. È inoltre un lavoro che risente degli insegnamenti e dell’atmosfera del Teatro di Vargas, almeno per come io li ho vissuti. A lui infatti è rivolta la dedica e alla sua compagnia.
Per la precisione, questo racconto proviene dalla salita che da Plaça d’Espanya arriva al Teatro de los Sentidos. É nato sul Camí del Polvorí, al suono di pappagalli, sotto gli intervalli di luce tra una palma e l’altra.
Quale messaggio si vuole trasmettere?
Non credo che si possa scrivere volendo trasmettere dei messaggi. I messaggi, se sono presenti all’interno di un’opera, si palesano quando si è finito di scriverla e sono tanti quanti sono i suoi lettori. La bellezza di un lavoro artistico è data dalla sua apertura, dal suo permettere a chiunque vi si accosti di sentirci messaggi diversi. Un regalo para Nino a me ha parlato dell’importanza della gratitudine, del miracolo del dono, della bellezza di fare parte di una collettività che può anche sostenerci e lavorare alla realizzazione dei nostri desideri. È un racconto sulla conoscenza, su come tutti i sensi siano indispensabili per conoscere noi stessi e il mondo e su come, a volte, occorra affidarsi alla meraviglia per comprendere il linguaggio del mondo e i regali che esso sa porgerci.
Il tema centrale del racconto è per me contenuto nel titolo, e mi riferisco alla parola “regalo”. I regali ci arrivano quando si è creato spazio in noi stessi per farli arrivare e quando la realtà ha aperto un varco per accoglierli; possono sorprenderci nei momenti più impensati e avere le sembianze più improbabili. Occorrono fiducia e fantasia per saperli vedere ed essere pronti a riceverli. Bisogna che arrivi quella “mattina qualunque”. Inoltre è bene non chiedersi troppo da dove provengano, poiché è proprio di ogni regalo volere un grazie silenzioso, pronunciato da una finestra, nella notte, e rivolto alla luna e alle stelle.
Com’è stato il lavoro con Francesco?
Ammiro molto il lavoro di Francesco Chiacchio. È vario, ricco, e geniale nella sua versatilità. Per questo l’elaborazione del libro con lui è stata piuttosto semplice. Ho trovato la sua prima proposta di storyboard così bella e fresca, che ho preferito dargli completa libertà nella realizzazione delle tavole definitive. Ci sono stati comunque momenti di dialogo e di confronto, ma sempre all’interno di una grande stima e fiducia reciproca. Illustrare è come scrivere una storia nella storia e, secondo me, è bene lasciare il secondo narratore libero di agire come meglio creda, almeno in un primo momento.
É nato prima il testo e poi le illustrazioni o avete lavorato parallelamente?
Il testo è stato prima scritto e poi fatto illustrare da Francesco. In questo senso non c’è stata collaborazione, anche se mi piace pensare che le illustrazioni abbiano lo stesso collaborato in modo davvero sapiente e delicato a rappresentare adeguatamente i diversi momenti emotivi e narrativi del racconto. Se guardiamo il processo da quest’ultima prospettiva, c’è stata collaborazione.
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QUALCHE DOMANDA A FRANCESCO
Come è nato questo progetto?
Con Lilith Moscon avevamo da tempo il desiderio di lavorare insieme ad un libro illustrato, vista la stima reciproca e una sensibilità comune. È sempre una magia quando l’immaginazione di due individui si incontra e si illumina vicendevolmente. Arianna Squilloni, editore di A Buen Paso, si è innamorata della storia di Nino scritta da Lilith e ha deciso di trasformarla in un libro, e così è arrivata finalmente l’occasione concreta di provare a collaborare. Ho proposto all’editore alcuni disegni di prova, che sono piaciuti: l’equipaggio era pronto per il viaggio.
Raccontaci un po’ il processo di preparazione del libro.
Ho iniziato a lavorare sulle immagini cercando un segno affine all’umore del racconto. Come accennavo prima, ho fatto diversi disegni, con tecniche diverse, finché sono giunto ad uno stile che sembrava pizzicare le corde giuste della storia. Disegnare lo storyboard è stato un passaggio fondamentale e risolutivo di questa ricerca: definire la sequenza delle scene mi ha portato a prendere ancora più confidenza con il racconto e i suoi personaggi. Ho lavorato molto velocemente allo storyboard, d’istinto, e mi sono reso conto che la tecnica che si stava imponendo mi permetteva di giocare, divertirmi con la freschezza del segno e del colore così da mantenere viva una buona espressività.
Cosa dici le tue illustrazioni sono caratteristici per questo libro? Niente di nuovo o di diverso da altri posti di lavoro?
Si, per questo libro ho lavorato diversamente rispetto ad altre esperienze. A partire dall’uso del colore, che a differenza di altri miei lavori qua è dominante, con i suoi toni saturi e brillanti. È stata una sorpresa anche per me, scoprirlo durante la realizzazione stessa delle illustrazioni. Sono piuttosto eclettico nel mio lavoro, non ho uno stile di riferimento. Tendo piuttosto ad accordarmi con il testo che in quel momento ho davanti, provando a cogliere attraverso il disegno, figurativamente, il suo carattere. Come artista e prima di tutto come essere umano vivo continuamente mutamenti e trasformazioni: cambiano i gusti, l’umore, le amicizie,… tutto questo influenza il mio modo di percepire il mondo, e di conseguenza la scelta degli strumenti che mi permettono di interpretarlo.
Che tecnica hai utilizzato per realizzare le illustrazioni?
Le linee nere di contorno sono disegnate con una penna stilografica, a china. Per le campiture ho utilizzato le ecoline (inchiostri colorati), che ho steso col pennello. Sopra alcune tavole sono poi ritornato successiamente con le matite colorate e con dei piccoli interventi di collage.
Ho seguito il desiderio di tornare a un tipo di illustrazione che ho amato profondamente quando ero bambino e che amo ancora oggi. Ecco, se posso fare due nomi, le illustrazioni di questo libro sono dedicate a Quentin Blake e ad Adelchi Galloni, per me due maestri a cui devo un’infanzia e una vita più felice, così come l’amore per il disegno.
Parlando dell’uso del colore, hai utilizzato prevalentemente il blu e il giallo.
Non sono molto abile con il colore, ho ancora tanto da imparare. La tecnica del collage mi ha aiutato a rompere l’indugio e la paura di utilizzarlo. Poi ho cominciato a dipingere con inchiostri colorati sui miei quaderni, finché con questo libro mi sono deciso a fare il “salto”. Dunque ho scelto come colori dominanti varie scale tonali di due colori primari: da principiante quale sono non me la sentivo di tuffarmi subito dagli scogli più alti.
C’è qualcosa che non è né blu né giallo, la bicicletta rossa, è a casa vostra?
Si, la mia idea di lavorare molto con i colori primari è nata anche dal colore della bicicletta, il rosso, che era già indicato nel testo. Ora che ci penso, tutto il colore di questo libro è nato intorno al rosso della bicicletta di Nino.
In casa non esiste alcuna bicicletta rossa, ma è stato divertente disegnarla, cosa che mi capita di fare a volte anche se il libro è già concluso.
Lilith ha una bicicletta, ma è viola. Io è da anni che mi riprometto di comprarne una ma poi rimando e continuo a muovermi a piedi. Sarà che sono nato e cresciuto in collina e sognavo di raggiungere la città in breve tempo, senza dover ricorrere all’autobus o all’automobile. Ora che vivo nel centro storico di Firenze mi godo il lusso di potermi spostare camminando.
Qualche nuovo progetto in procinto di vedere la luce?
Presto vedrà la luce un nuovo libro, sempre per “A Buen Paso”, di cui sono molto felice. Sto poi cominciando a sviluppare un lavoro sul tema del circo, tema che mi affascina molto, ed elaborando delle idee per una serie di nuovi quadri… Sarò felice di mostrarvi qualche novità quanto prima!
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UN REGALO PARA NINO
Di Lilith Moscon, illustrato da Francesco Chiacchio
A Buen Paso (www.abuenpaso.com)
44 pagine