La Maratona delle Dolomiti (Maratona dles Dolomites in lingua ladina) è una gara ciclistica, classificata come granfondo, che si corre nella zona delle Dolomiti, tra Trentino-Alto Adige e Veneto. Si tiene solitamente la prima domenica di luglio di ogni anno ed è oggi la maggior manifestazione italiana di questo tipo. (fonte Wikipedia)
In questa galleria i trenta manifesti progettati da Riccardo Guasco per celebrare il trentesimo anniversario della Maratona.
La maratona di quest’anno nelle parole dell’albergatore e organizzatore Michil Costa.
“Il viaggio”
Il viaggio come scoperta,
Il viaggio come dialogo,
Il viaggio come contaminazione,
Il viaggio come guarigione.
Il tema scelto per la trentesima edizione della Maratona dles Dolomites – Enel è il VIAGGIO. Del resto siamo partiti tanto tempo fa e non ci siamo mai fermati.
Da sempre il viaggio è al centro dell’uomo. Si pensava, a cavallo del secolo scorso, che tecnologia e scienza potessero risolvere i problemi del mondo, dalle carestie alle malattie (di fatto la penicillina è stata una grande invenzione). Ma la Belle Époque, con il suo edonismo e l’eccesso di energia avrebbe invece scatenato la Urkatrastrophe, la catastrofe originaria. Una guerra lunga trent’anni, con in mezzo una tregua delle armi, una malcelata voglia di pace. La meta di quel viaggio, fatto di speranza e tecnologia portò invece l’umanità in tutt’altra direzione.
Pensiamo al viaggio di William Anderson nella sua Apollo 8. Oltre allo scoprire nuovi orizzonti, milioni di persone presero coscienza del nostro ecosistema. L’unico pianeta blu e bianco, in mezzo a tutta quella meraviglia luccicante, era la nostra MadrepadreTerra. ‘La visione più bella della mia vita’ la chiamerà il comandante della navicella. Era la Vigilia di Natale del 1968. E quella foto, ‘Earthrise’, il sorgere della Terra, diventerà una delle immagini più evocative di sempre.
Il viaggio più famoso, è risaputo, è quello di Ulisse. La tenacia, l’astuzia, la temerarietà nel varcare la sfera del conoscibile, l’eroismo sono gli elementi che lo accompagnano nel suo vagare infinito. Nel peregrinare Odisseo scopre ricchezza e povertà, matura e nello stesso tempo si spoglia di tutto. Perché quando il viaggio ‘avviene’, trasforma, rende altri, trainando chi viaggia verso l’altrove. E’ come se la vera meta non fosse vedere un luogo, ma imparare a vedere tutto, anche se stessi. Ulisse è la figura del viaggiatore antico, coraggioso. Attraverso il viaggio cerca la libertà e il desiderio di conoscenza per tornare da dove era partito. Eccolo, il Nostoi, il ritorno in noi. Il ritorno a casa. Il più grande desiderio è quello del ritorno, da Penelope, sua moglie, e dal figlio. Non è questa l’innata voglia ancestrale in noi?
Il viaggio è scoperta di nuovi luoghi, ambienti. Ma è anche dialogo, arricchimento, contaminazione. Il viaggio più importante però è quello dentro di noi. Siamo fatti di relazione. Noi siamo relazione con l’altro. Il viaggio a volte è guarigione e cura le ferite della vita. Il viaggio rende leggeri, libera dai pesi, scioglie i vincoli e riduce all’essenziale. Può distrarre gli incantesimi, come scrive Rimbaud, e rincuorare: ‘Ho dovuto viaggiare, distrarre gli incantesimi che si affollavano nel mio cervello. Sul mare, che amavo come se sarebbe stato lui a lavarmi da una sporcizia, vedevo levarsi la croce consolatrice’.
Quel che davvero conta è un viaggio verso il bello, invisibile per un uomo distratto. La bellezza si trova se dentro di noi siamo bellezza. Lo stesso cercare è già un trovare.
Un augurio di cuore a tutti noi, e che il nostro tempo nel viaggio sia un tempo di perdono, cose semplici e vere. Come i passi silenziosi in montagna, le speranze, i sogni che non finiscono mai. Buon viaggio”.