L’identità di un territorio è il risultato della sua storia, della sua cultura, delle sue tradizioni, un bagaglio che, utilizzato come base progettuale, rappresenta una potenziale espressione visiva volta alla valorizzazione e alla riscoperta di una comunità.
Nel processo di ricerca di una nuova identità visiva molte città hanno incluso lo studio di caratteri tipografici identificativi, ma se spesso progetti di questo tipo sono stati portati avanti dalle Istituzioni, a Viterbo tutto è nato dal graphic designer Daniele Capo che per l’occasione ha chiamato a raccolta alcuni grafici viterbesi con lo scopo di disegnare un carattere tipografico ispirato ad alcune iscrizioni presenti nella Sala Regia di Palazzo dei Priori di Viterbo.
Il gruppo finale del progetto Tipo Viterbo, formato da Andrea Noceti, Silvia Piscopiello e Stefano Frateiacci ha portato avanti la progettazione del lavoro con incontri settimanali, disegnando, rielaborando e ridisegnando fino al punto di trovare una soluzione soddisfacente.
“L’iscrizione su cui si è basato il lavoro è inserita nella decorazione della Sala Regia affrescata da Baldassarre Croce verso la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600; l’iscrizione però potrebbe essere più tarda, almeno nella versione visibile oggi: alcuni indizi che possono avvalorare questa ipotesi sono l’uso del minuscolo, la struttura delle lettere e il tipo di contrasto tra tratti sottili e spessi. Il motivo di interesse è legato ad alcune caratteristiche molto accentuate delle lettere, alla scrittura minuscola, che la rende ottima per la ricostruzione di un carattere tipografico usabile e la sua presenza all’interno della decorazione pittorica di un palazzo storico della città.
Il progetto ha avuto due fasi: studio delle caratteristiche che avremmo voluto mantenere, quali eliminare del tutto e quali trasformare, e il disegno dei caratteri basato sul perimetro stabilito su cui operare. Il nostro obiettivo non era quello di fare un revival letterale della scritta, ma la reinterpretazione delle lettere secondo la sensibilità e la fruibilità contemporanea. Abbiamo infine chiamato il carattere tipografico Spurina, dal mitico eroe presente in uno degli affreschi della Sala. Un lavoro di disegno collettivo condivisione e unione delle diverse professionalità grafiche, interamente autoprodotto”.