Ormai gloria decaduta, tanto da essere uscita dal Monopolio di Stato lo scorso anno, la scatola di fiammiferi ha avuto un uso massivo fino agli anni ‘80 arrivando, negli anni più floridi, a generare miliardi di incassi ogni anno; un piccolo astuccio di appena qualche centimetro con la capacità di passare tra le mani di numerose persone in tutto il mondo. La scatola di fiammiferi ha rappresentato quindi per decenni, proprio per la sua estrema diffusione, un veicolo efficace per messaggi promozionali, di propaganda ma anche per annunci pubblici di servizi, come la sicurezza antincendio, l’igiene, il risparmio di denaro, l’abuso di alcol o la sicurezza stradale. Messaggi che dovevano essere sintetizzati visivamente in uno spazio molto ridotto (così come per i francobolli), mettendo alla prova le capacità di graphic designer e illustratori del Novecento.
Tra i numerosi collezionisti di questi oggetti dal fascino vintage, suggeriamo Jane McDevitt (web designer di York e socia dello studio Maraid Design) che da tempo ormai colleziona scatole di fiammiferi prodotte e distribuite nell’ex-blocco sovietico e datate fra il 1950 e il 1960. Un archivio visivo, dall’incommensurabile valore storico, e consultabile da tutti, grazie alla sua pagina Instagram Matchbloc, a cura di Jane McDevitt e Neal Whittington, e al suo profilo Flickr.