“Matchbloc”, l’archivio grafico delle vecchie scatole di fiammiferi dell’Est Europa

Ormai gloria decaduta, tanto da essere uscita dal Monopolio di Stato lo scorso anno, la scatola di fiammiferi ha avuto un uso massivo fino agli anni ‘80 arrivando, negli anni più floridi, a generare miliardi di incassi ogni anno; un piccolo astuccio di appena qualche centimetro con la capacità di passare tra le mani di numerose persone in tutto il mondo. La scatola di fiammiferi ha rappresentato quindi per decenni, proprio per la sua estrema diffusione, un veicolo efficace per messaggi promozionali, di propaganda ma anche per annunci pubblici di servizi, come la sicurezza antincendio, l’igiene, il risparmio di denaro, l’abuso di alcol o la sicurezza stradale. Messaggi che dovevano essere sintetizzati visivamente in uno spazio molto ridotto (così come per i francobolli), mettendo alla prova le capacità di graphic designer e illustratori del Novecento.

Tra i numerosi collezionisti di questi oggetti dal fascino vintage, suggeriamo Jane McDevitt (web designer di York e socia dello studio Maraid Design) che da tempo ormai colleziona scatole di fiammiferi prodotte e distribuite nell’ex-blocco sovietico e datate fra il 1950 e il 1960. Un archivio visivo, dall’incommensurabile valore storico, e consultabile da tutti, grazie alla sua pagina Instagram Matchbloc, a cura di Jane McDevitt e Neal Whittingtone al suo profilo Flickr.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.