Il magazine britannico Eye, dedicato principalmente al graphic e al visual design, dedica il numero #94 interamente al carattere tipografico.
Sulle pagine della rivista trovano spazio articoli dedicati alla designer Nadine Chahine conosciuta per le sue versioni arabe di Frutiger, Neue Helvetica e Koufiya, a seguire un approfondimento sul seminario organizzato da ATypI presso la Stanford University nel 1983 che divenne una pietra miliare nella progettazione del carattere tipografico poiché si discusse per la prima volta circa la traduzione dell’estetica analogica nei media digitali. Nel keynote di apertura infatti l’anno 1983 venne descritto come “il secondo punto di svolta” dell’industria del carattere tipografico. Trova spazio anche Kabel, l’eccentrico carattere geometrico progettato nel 1927 da Rudolf Koch e molto altro ancora.
“La percezione che il graphic design sia fondamentalmente un business creativo, una forma d’arte intrapresa dai ‘creativi’, è fortemente messa in discussione in questo numero di Eye”, racconta il direttore John L. Walters. “Ci siamo rivolti a Paul McNeil e Hamish Muir il cui rifiuto della ‘tirannia delle idee’ è radicato nei sistemi e nelle analisi. Tuttavia, il loro carattere ‘costruito’ non è utilitaristico o robotico: è il carattere fatto per i progettisti grafici, il seme da cui tutti i tipi di innovazione possono fiorire, come dimostra la nostra copertina stampata in digitale su dati variabili”.
Quello che rende davvero speciale questo numero dunque è la copertina o sarebbe meglio dire le 8000 diverse copertine numerate una ad una. É così infatti che Eye continua a sperimentare nuovi modi per rendere la stampa di una rivista un’esperienza unica alla faccia di chi dichiara ormai per certa la morte della carta stampata.
Ognuna delle 8000 copie dell’edizione si basa su un elaborato grafico in formato vettoriale progettato da Paul McNeil e Hamish Muir dello studio MuirMcNeil (prima immagine della serie che segue sotto).
“Paul McNeil e Hamish Muir sono progettisti grafici che costruiscono i caratteri tipografici attraverso la matematica, i sistemi e la sperimentazione, spingendoci con forza ai confini della forma alfabetica”.
Stampate da Pureprint, le copertine sono state lavorate con una stampante digitale HP Indigo 10000 utilizzando il software HP Mosaic capace di gestire dati variabili (il resto della rivista è stata stampata in offset).
Mosaic fornisce un file di immagine diverso per ogni passaggio di stampa, ognuno derivato in questo caso da dieci file “seed” (seme) che ripetono le lettere della parola “eye” ripetute in incrementi fissi e in tre livelli sovrapposti. Ciascun livello è impostato con una diversa variante dei caratteri TwoPoint o TwoPlus (progettati da MuirMcNeil) che vengono spostati lateralmente in distanze proporzionate alla spaziatura delle lettere. Mosaic consente di ridimensionare, ruotare e modificare il colore dell’opera, tagliandolo e rendendo unica ogni copertina.
Il processo di creazione di MuirMcNeil è descitto ampiamente all’interno della rivista (pagine 44-53).
Una breve anteprima del film di Adrian Harrison che racconta la nascita della copertina a “dati variabili” di Eye #94.