Design for Children

Il libro edito da Phaidon che raccoglie oltre 450 oggetti della storia del design per l'infanzia.

La casa editrice Phaidon ha pubblicato qualche mese fa il libro Design for Children. Play, Ride, Learn, Eat, Create, Sit, Sleep, che documenta l’evoluzione del design per neonati, bambini piccoli e non solo.
Il volume, curato dalla giornalista e scrittrice americana Kimberlie Birks, raccoglie oltre 450 oggetti che segnano delle tappe importanti per la storia del design e riflettono lo storico cambiamento di prospettiva – sia pedagogico che sociologico – relativamente ai prodotti per l’infanzia.

Monkey, 1951 di Kay Bojesen / Kay Bojesen Denmark

Sfogliando il libro si può osservare più di un secolo di storia del design, a partire dagli inizi del 1900, periodo già ricco di giocattoli e mobili innovativi, passando per gli anni ’20 e ’40, momento in cui predominavano le forme del legno, fino ad arrivare agli anni ’60 e ’70 con il boom della plastica e il suo utilizzo pionieristico da parte della Kartell.

Oggi curatori e designer hanno invece rivolto la loro attenzione a materiali riciclati e scarti industriali, incluso cemento, schiuma, gomma industriale, carta da macero, carta riciclata, o nuovi tipi di fibre che consentono di innovare sia i sistemi di progettazione sia quelli di produzione. Oltre a manifestare un importante inversione di tendenza verso l’artigianale al contrario di oggetti prodotti in serie.

Il libro suddivide i numerosi esempi di design per l’infanzia non secondo un ordine cronologico, ma seguendo le sette aree d’azione già introdotte nel sottotitolo: Play, Ride, Learn, Eat, Create, Sit, Sleep (giocare, cavalcare, imparare, mangiare, creare, sedere, dormire).

Tra le pagine del volume siamo stati felici di ritrovare anche due esempi di cui abbiamo parlato tempo fa. Il primo sono le sue creature in legno di Yen Jui-Lin, mentre il secondo i giocattoli scultorei, sempre in legno, di David Weeks Studio.

Schaukelwagen, 1950
di Hans Brockhage ed Erwin Andrä
Child’s Chair, c. 1944 di Charles e Ray Eames
Evans Products Company
Ozoo 700 Desk, 1967 di Marc Berthier
Roche Bobois
Kaleidoscope House, 2001
di L. Simmons e P. Wheelwright
Bozart Toys
Isetta Pedal Car, 1957 di Velam
Tripp Trapp, 1972 di Peter Opsvik
Stokke
Optischer Farbmischer, 1924
di Ludwig Hirschfeld-Mack
Bauhaus Workshops / adesso Naef
Cradle, 1936 di Jean Prouvé
Commissione privata
Dydinnela Dinner Set, 2013
di Doiy Design
Cavalcade, 2015 di Luca Boscardin
Studio Bluc
Stuffed Chairs, 2015 di Katie Stout
Autoproduzione
Stacking Bed, 1966 di Rolf Heide
Müller Möbelwerkstätten
Blockitecture, 2013 di James Paulius
Areaware
IO Bunk Pod, 2013 di Mina Panic
IO Kids Design
Children’s High Chair, 1955 di Nanna e Jørgen Ditzel
Kolds Savværk / adesso Kitani

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.