Le sculture grottesche di Luciano Polverigiani

Il mondo immaginario del ceramista argentino a metà tra divinità antiche e personaggi surreali.

Attivo da circa venticinque anni, il ceramista argentino Luciano Polverigiani con le sue sapienti mani riesce a dar vita ad uno stuolo di personaggi “armati” di ironia e senso dello humor. Mostri, esseri simil-umani le cui parti del corpo si scompongono e ricompongono a piacimento, figure a metà tra divinità antiche e personaggi surreali.

Un mondo grottesco quello generato dall’immaginario di Polverigiani, dove i personaggi modellati nella loro goffaggine e nella loro rappresentazione paradossale rallegrano lo sguardo, alimentando curiosità e stupore in chi li osserva. Lo scultore adotta linee semplici ma si sofferma molto nel dettaglio. Egli vuole infatti indurre ad un’analisi accurata, mai fugace delle sue opere, che spesso rivelano sorprese, ma soltanto all’osservatore attento e scrupoloso.

A metà tra sculture e giocattoli d’arte, i “mostri” di Polverigiani sono frutto di un’attenta lavorazione delle argille e del fango, materie prime utilizzate fin dall’antichità dalle civiltà sud americane nella produzione artistica. Tradizione che si sposa ad una forte spinta alla sperimentazione, non solo nelle forme e nelle rappresentazioni, ma anche nell’utilizzo originale di smalti colorati e non.
Ogni opera di Polverigiani è realizzata infatti in argilla e poi cotta in un forno a gas a 1180 gradi centigradi, secondo lo scultore temperatura ideale per la vetrificazione.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.