Da tempo seguiamo il lavoro di Oscar Sabini, illustratore che ha adottato la tecnica del collage sia in ambito lavorativo sia in quello formativo, è infatti ideatore di numerosi laboratori per bambini, bambine e adulti. Con lui abbiamo parlato di collage, dei suoi “ingredienti”, della sua vitalità nel decomporre immagini e ricostruirne di nuove e del suo valore terapeutico ed educativo.
Qual è stato il tuo percorso professionale/artistico e come sei arrivato al collage?
Ho iniziato cercando di lavorare nella moda. Poi nella grafica, ambito di cui ancora adesso, occasionalmente, mi capita di occuparmi. Da 15 anni mi dedico all’illustrazione in modo abbastanza continuativo. In tutto questo ho sempre portato avanti anche il mio lavoro in ambito sociale, che tutt’ora svolgo per la pubblica amministrazione.
In un primo momento sono arrivato al collage per una certa attitudine, che ho sempre avuto, nel conservare non solo gli oggetti ma anche quelli fotografati. L’evoluzione, e insieme la scoperta, è stata anzitutto di poter considerare quelle immagini fotografate come degli strumenti di lavoro e quindi non solo immagini da collezionare. Penso che se nelle scatole in cui conservo i ritagli ci fossero oggetti, non farebbe molta differenza per me.
“Se sono le piume a fare il piumaggio, non è la colla a fare il collage” dichiara Max Ernst nel Dictionnaire abrégé du surréalisme del 1938. Quali sono quindi secondo te gli ingredienti per “fare” un collage?
La colla senza alcun dubbio è per me uno degli “ingredienti” che non può mancare; la considero a livello simbolico e metodologico un elemento che potenzia e amplifica l’aspetto della casualità che di questa tecnica è uno dei fondamentali direi.
Sicuramente poi avere a disposizione un articolato archivio di immagini non è una cosa da sottovalutare se si desidera avere un’ampia possibilità di ricerca. Inoltre, per me va considerata anche l’organizzazione stessa dello spazio in cui si lavora. In generale direi che, sempre più mi accorgo, quanto sia necessaria una certa consapevolezza e che la sola spontaneità non è sufficiente.
Nei tuoi lavori utilizzi prettamente la tecnica del collage a strappo. Questo mi fa tornare in mente “lo strappo nel cielo di carta” del Fu Mattia Pascal di Pirandello. Se nel teatrino di Oreste lo strappo è la metafora che smaschera le deboli certezze della nostra esistenza e costringe l’essere umano a vedere il mondo sotto una nuova luce, nel collage lo strappo demolisce un’immagine per crearne di nuove. A suo modo anche il collage smantella ciò che è già definito ma di fatto con un’azione positiva, quella di ricostruire molteplici visioni.
Sì certo, sono d’accordo; aggiungo che è proprio in quella ricostruzione positiva che il collage sta diventando sempre più una tecnica utilissima anche in ambito terapeutico.
Da qualche tempo ho trovato nel collage a strappo una modalità compositiva che mi ha davvero sorpreso per la sua vitalità. Considero infatti il bordo strappato di una forma di carta come un’area in cui c’è fermento; mi aiuta molto, nel mio lavoro, pensare a quello spazio che ha in sé una forza e una vitalità così materica.
Considero infatti il bordo strappato di una forma di carta come un’area in cui c’è fermento; mi aiuta molto, nel mio lavoro, pensare a quello spazio che ha in sé una forza e una vitalità così materica.
Tra le tue numerose attività organizzi workshop destinati ad adulti, a bambini/e e adulti e bambini/e insieme. Qual è la differenza di approccio nei differenti casi? (Se c’è una differenza)
Ci sono in effetti delle differenze sostanziali. Con gli adulti l’approccio è esclusivamente di tipo formativo e didattico, in cui tutte le mie energie sono incentrate a tradurre quanto di più complesso avviene in ambito progettuale e creativo con il collage. In questo caso per me è fondamentale affrontare l’attività con una modalità che non evidenzi tanto la mia personale ricerca, quanto invece la possibilità di poterla mettere a disposizione.
Quando lavoro con i bambini sento sempre una grande tensione in fase preparatoria perché mi concentro soprattutto nella parte comunicativa con loro. Nel lavorare con i bambini credo sia inevitabile non fare i conti con la propria esperienza infantile e quindi l’approccio prevede certamente una messa in gioco della mia parte più emotiva.
Lavorare con adulti e bambini insieme è forse la cosa che preferisco di più; mi colpisce sempre molto come le competenze intergenerazionali trovino il modo di comunicare tra loro. Generalmente, in questo caso, tendo ad affiancare di più l’adulto, in una prima fase, ma solo per permettergli di riprendere dimestichezza con quanto pensava di aver dimenticato di saper fare.
In ambito editoriale hai pubblicato vari libri per bambini come Paper Monster o Paper Zoo. Quanto lo sviluppo della creatività rappresenta un processo fondamentale per la crescita di un bambino o una bambina?
Quando si è bambini si ha il privilegio di considerare verità e finzione sullo stesso piano. Ciò che noi definiamo fantasia, nei bambini è qualcosa di più pesante e presente (anche in senso negativo sia ben chiaro), dato che in quella fase della nostra vita sentiamo le cose così per come ci vengono presentate. Penso quindi che sviluppare nei bambini la creatività consenta loro di creare un dialogo tra queste due parti, e in tutto questo il nostro ruolo di adulti dovrebbe essere quello di facilitatori nella ricerca di possibili soluzioni. Mi piace pensare che il mio lavoro artistico e formativo si ponga come un contributo a tutto questo.
C’è un album musicale o un libro che vorresti illustrare o avresti voluto illustrare?
Credo che mi divertirei un sacco a lavorare alle copertine iper colorate degli album di Mika con la tecnica del collage a strappo, mentre lavorerei a quelle di Kate Bush con il collage fotografico.
Sul libro non ho dubbi: Hansel e Gretel per la casa di marzapane in mezzo al bosco!
Note biografiche:
Oscar Sabini, illustratore e ideatore di numerosi laboratori per ragazzi e adulti, collabora con diverse realtà culturali italiane.
Utilizza la tecnica del collage, sia per le sue illustrazioni, sia come metodo formativo nell’ambito di attività specifiche che progetta per il personale docente della scuola e per figure professionali come psicoterapeuti, arte terapeuti, nonché artisti ed editori.
Il suo lavoro è stato esposto alla biennale portoghese Ilustrarte, alla Mostra degli Illustratori della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, alla fondazione S. Zavrel di Sarmede e alla BIB di Bratislava.
Collabora con gli editori Thames and Hudson in Inghilterra, Actes Sud in Francia, OQO in Spagna, Princeton Architectural Press in America e con Logos e Gallucci in Italia.
Vive e lavora a Venezia.
Note bibliografiche:
E. Tiveron, Oscar Sabini, Pippi Calzelunghe (…), Il Leone verde, Torino 2010
O. Sabini, Primo giorno di scuola, Logos, Modena 2011
J. Senis, O. Sabini, Geno, OQO, Pontevedra 2013
O. Sabini, Paper Zoo, Thames & Hudson, Londra 2015
O. Sabini, Paper Zoo, Princeton Architectural Press, New York 2015
O. Sabini, Zoo en Papier, Actes Sud Junior, Parigi 2015
O. Sabini, Paper Zoo, Gallucci, Roma 2016
O. Sabini, Paper Monsters, Thames & Hudson, Londra 2017
O. Sabini, Paper Monsters, Gallucci, Roma 2017
O. Sabini, Monstres en Papier, Actes Sud Junior, Parigi 2017