No magic in Riso

Il secondo libro edito da O.OO sulla stampa Risograph

Come abbiamo avuto modo di raccontare in altri articoli negli ultimi anni, Risograph è una marca di duplicatori digitali progettati principalmente per fotocopie e stampe ad alto volume. Si sta sviluppando, specialmente in ambito artistico e di editoria indipendente, per la sua economicità e attenzione all’ambiente, utilizza infatti inchiostri a base di soia.

Il processo crea micro-imperfezioni nella stampa che lo rende simile alla stampa serigrafica, o addirittura “paragonabile a come l’improvvisazione nel jazz possa portare a un risultato inaspettato ma piacevole” e a volte, aggiungiamo noi, straordinario.

“No magic in Riso” (di prossima pubblicazione al prezzo di 37euro) è il risultato di due anni di studi ed esperimenti nella separazione delle immagini ed è il secondo libro edito da O.OO (studio di progettazione grafica specializzato in stampa Riso con sede a Taipei), che segue lo spirito e lo scopo degli “Imperfection Booklets” pubblicati sempre da loro nel 2017.

Invece di descrizioni prolisse, gli autori hanno lavorato principalmente sul design e le immagini del libro con la speranza che i lettori possano ammirare e toccare con mano le meraviglie della stampa Risograph e le sue possibilità progettuali. “Che tu sia un designer, un artista o un illustratore, o chiunque sia interessato ai colori può utilizzare questo libro per entrare nel mondo della stampa Risograph con facilità”, affermano gli autori

“Ci sono voluti 850 giorni, 74 tubi di inchiostro di soia, 15 colori, 660 master, 690.000 fogli di carta, 3 ventole, 2 stampanti riso e 4 persone per completare un libro – un libro di 360 pagine che parla solo di una cosa. La cosa che è sempre la più affascinante è il “Processo”.

Gli autori non mancano di sottolineare come i metodi discussi in questo libro non siano l’unica via percorribile e quindi non assoluti. “Il modo di sperimentare raccontato in questo libro descrive solo la nostra esperienza. Senza la partecipazione delle persone, la tecnologia è semplice e priva di fascino. Da qui il titolo NO MAGIC IN RISO”.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.