Quando avevo vent’anni e si parlava di quote rosa pensavo che fossero uno strumento sbagliato per combattere la discriminazione di genere, che non rappresentassero la soluzione migliore per l’emancipazione della donna. Avere una via preferenziale in qualche modo ci delegittimava. Credevo che era nostro compito farci valere e prendere il posto che ci spettava nella società o nella politica. Così, probabilmente, se allora mi avessero chiesto se era giusto o no pubblicare un libro solo ed esclusivamente sul design al femminile avrei risposto di no. Avrei forse pensato che per avere il giusto riconoscimento le donne dovevano essere raccontate non in un libro ghettizzante ma in qualsiasi altro libro di design senza distinzione di genere.
Poi passano gli anni. Durante i quali ti confronti con gli altri, cresci, leggi, osservi, ti scontri col mondo del lavoro, maturi. Cambi idea.
La cambi a tal punto che quando scopri che è appena uscito un libro che si chiama Women in Design decidi di parlarne nel tuo blog perché tutti lo possano conoscere.
E ti convinci ancora di più quando, leggendo un’intervista alle autrici del libro Charlotte Fiel e sua figlia Clementine, scrittrice, editrice e ricercatrice, viene raccontato di quando nel 1967 la British Society of Industrial Artists and Designers assegnò a Charles Eames la prestigiosa medaglia di design, e invece donò a sua moglie Ray, una rosa rossa come gesto simbolico, nonostante avesse contribuito al pari del marito ai loro progetti.
Un semplice esempio che riassume perfettamente l’enorme pregiudizio di genere che le donne designer hanno dovuto sopportare e a cui – ancora oggi – devono far fronte.
“Volevamo scrivere un libro sullo status e il ruolo delle donne designer da molto tempo, ma non è stato così facile trovare un editore che lo capisse”
Women in Design edito da Laurence King celebra quindi oltre un secolo di creatività e ingegnosità femminile in tutte le aree del design, includendo moda, tessuti, arredamento, illuminazione, prodotto, automobile, industriale, grafica e interattività e architettura.
Non solo omaggia nomi noti come Eames, Aalto, Margaret Calvert, Lucienne Day, Anni Albers e Gae Aulenti, ma fa anche luce su storie nascoste di designer meno note come Clara Driscoll, che ha progettato alcune delle lampade più iconiche dei Tiffany Studios, e Belle Kogan, ora accreditata come la prima consulente di design industriale professionale femminile in America.
“Il messaggio centrale del nostro libro per le donne che seguono la scia di queste straordinarie pioniere del design al femminile è: Sì, puoi, ora vai e fallo!”
Charlotte Fiel
Nonostante Charlotte Fiel sia autrice di molti altri libri insieme al marito Peter, con alle spalle ben 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo, per questo libro ha scelto un’altra compagna di viaggio: la figlia.
La coppia madre-figlia ha così voluto lasciare una pubblicazione che fosse di ispirazione per le generazioni future, un punto di riferimento per guardare indietro e riflettere sui progressi e sui risultati ottenuti dalle donne in un’industria dominata dagli uomini.
Un estratto dal libro:
“Questo libro è innanzitutto una celebrazione di alcune donne davvero straordinarie le cui carriere nel design sono state eccezionali. Possono essere giustamente definite eccezionali perché, nonostante le probabilità a loro avverse, le donne qui rappresentate hanno creato importanti progetti all’interno di quello che era – e in una certa misura è ancora – il campo del design dominato dagli uomini. Evidenziando i loro straordinari successi, la nostra intenzione è di contestualizzare il ruolo delle donne nel design degli ultimi cento anni circa, al fine di tracciare l’evoluzione dello status delle donne designer, e contestualmente valutare la situazione attuale. In passato, troppo spesso il lavoro delle donne designer era trascurato nella letteratura sul design, pur essendo sottilmente rappresentato in mostre e collezioni museali. Questo libro cerca di porre rimedio a queste gravi omissioni.
Le ragioni principali di questa scarsità di rappresentanza sono che – come in altre professioni dominate dagli uomini – le donne erano spesso o in gran parte escluse da determinate aree di lavoro o non avevano altra scelta che assumere ruoli subordinati. Anche le donne designer e il loro lavoro sono stati troppo spesso valutati attraverso l’obiettivo del patriarcato, nel senso che sono stati interamente definiti dal loro genere o i loro contributi sono stati inclusi in quello dei loro “più famosi” mariti, fratelli, padri o amanti. Questo libro tenta di raccontare una storia molto diversa, che valuta le loro attività all’interno del più ampio panorama del movimento femminista, sia passato che presente.
Solo ora le donne designer stanno iniziando a godere di qualcosa di simile all’uguaglianza rispetto alle loro controparti maschili per quel che riguarda l’accesso alla professione e il riconoscimento, per non parlare della parità di remunerazione. Per quanto riguarda le donne che vivono in altre parti del mondo, impegnate in qualsiasi tipo di carriera professionale, design compreso, è ancora spesso un sogno impossibile.”
Charlotte Fiell firma autorevole nella storia, nella teoria e nella critica del design. ha scritto e curato oltre 50 libri sull’argomento, tra cui Design of the 20th Century, The Story of Design e le 1000 sedie più vendute.
Clementine Fiell è una scrittrice, editrice e ricercatrice con sede a Londra, figlia di Charlotte Fiell. Ha conseguito un BA (Hons) di prima classe in Fashion Communication with Promotion presso la Central Saint Martins (UAL). Mentre era lì, le è stato assegnato il prestigioso Felicity Green Award per il giornalismo di moda. Da allora ha ricoperto vari ruoli editoriali e di direzione artistica in numerosi titoli e organizzazioni tra cui: Vice, POP Magazine, Arena Homme Plus, Mario Testino e Vivienne Westwood.