Welcome to Pyongyang,
Charlie Crane

Come si può fotografare uno dei paesi più “chiusi” del mondo?

Per Charlie Crane la risposta è stata scontata: fotografare ciò che loro vogliono farti vedere. Se non c’è la possibilità di fotografare sotto la superficie, la soluzione è fotografare la superficie stessa. Questa serie di immagini è una piccola parte dell’intero lavoro di Charlie a Pyongyang, capitale della Corea del Nord.

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Sebbene Pyongyang non sia comunemente considerata come una meta turistica, tutte queste fotografie sono state scattate presso luoghi di interesse turistico.

Ci volle più di un anno per ottenere il permesso di entrare nel paese con la macchina fotografica: non è stato permesso invece a Crane di portarsi il suo cellulare ed è stato accolto da due guide che dovevano accompagnarlo in qualsiasi momento durante il suo viaggio.

In un primo momento sembravano robot in conversazione come se stessero leggendo un copione, raccontando i risultati del loro grande paese. Dopo alcuni giorni e molti polaroid le guide divennero più rilassate e confidenziali.

Lavorare con limitazioni così severe in un paese descritto come una Disneyland stalinista è stata una vera sfida, ma il risultato è uno dei progetti più importanti che Charlie ha prodotto fino ad oggi.

 

Il primo libro di Charlie “Welcome to Pyongyang” è stato prodotto in collaborazione con Nicholas Bonner di Tours Koryo ed è stato pubblicato nella primavera del 2007 da Chris Boot.

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Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

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