Il divisionismo è stata una delle più emozionanti stagioni dell’arte italiana negli ultimi secoli e ora, finalmente, una grande mostra la ripropone, con un taglio nuovo e con una scelta eccellente di opere. Il periodo divisionista illuminato dall’esposizione è quello tra il 1890 e la fine della Prima Guerra Mondiale. Negli anni in cui in Francia il Neo Impressionismo viene segnato dal Pointinisme, anche in Italia diversi artisti si confrontano in modo originale con l’uso “diviso” dei colori complementari. Pittura di luce, colore ma anche e soprattutto pittura di emozioni. È l’avvio di un’altra grande storia tutta italiana: Plinio Novellini e i grandissimi Previati, Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo. E ancora, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini, Carlo Carrà e molti altri.
“Il Divisionismo. La luce del moderno” si svolgerà a Rovigo, a Palazzo Roverella, dal 25 febbraio al 23 giugno 2012 ed è tra i più importanti eventi espositivi italiani dell’anno. A promuoverla sono la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e L’Accademia dei Concordi di Rovigo, in collaborazione con Provincia di Rovigo. Main sponsor: Intesa Sanpaolo.
Presentazione della mostra
A cura di Francesca Cagianelli e Dario MatteoniLa necessità di indagare sempre più approfonditamente ruoli e contributi delle personalità artistiche italiane nell’elaborazione teorica e stilistica del Divisionismo italiano, in rapporto o anche in autonomia rispetto al neoimpressionismo francese, ha motivato diverse imprese espositive a partire dalla XXVI Biennale Veneziana del 1952, fino alla Mostra del Divisionismo Italiano del 1970 alla Permanente di Milano.
Lo sguardo comunque rivolto agli anni fondativi del divisionismo e ai cosiddetti maestri storici restava ancora da ampliare verso i protagonisti degli anni Venti del Novecento che, non potendosi ritenere dei semplici epigoni, dovevano invece essere ricondotti ad un dibattito necessariamente più complesso e articolato, come evidenziato nella mostra Divisionismo Italiano, organizzata a Trento nel 1990.
In tale direzione procede l’attuale mostra che mentre si propone di allargare la prospettiva critica anche ad artisti finora solo episodicamente annessi al Divisionismo propone anche una riflessione più attenta sul ruolo di personalità quali quelle di Vittore Grubicy de Dragon, volta a ritessere significativi ed inediti contributi dell’artista in margine ad un divisionismo vibrante di suggestioni musicali e al contempo serratamente proteso verso la riflessione scientifica, con una predilezione per il contesto europeo.
Lo stesso ruolo di Plinio Nomellini, icona di un divisionismo trait-d’union tra Toscana e Liguria, rende necessari ulteriori chiarimenti e riflessioni in margine alla necessità di reimpostare flussi e diffusione di un linguaggio policentrico.
Sarà dunque l’occasione per ampliare e valorizzare le geografie di un movimento che incrocia pervasivamente le diverse tradizioni regionali e impone istanze di mutazioni stilistiche, spesso in contro-tendenza rispetto al verismo ottocentesco.
Tali riflessioni proseguono ovviamente fino alla soglia delle avanguardie e, anche in questo particolare settore di confine, si rende necessario ampliare lo spettro dell’indagine in margine ai diversi contributi, puntando il cannocchiale non solo sui protagonisti ormai consacrati, ma anche verso coloro che seppero individuare rivoli autonomi di sperimentazione luminosa: anche in questo caso non si può non spaziare dalla Toscana alla Liguria, dall’Emilia Romagna al Veneto.
A concludere tali serrate tappe di un’inevitabile estensione della questione divisionista resta da apporre il sigillo della Secessione Romana, da indagare quest’ultima non tanto e non soltanto in rapporto all’ampliamento del ventaglio dei diversi contributi, ma anche e soprattutto rispetto al fenomeno di un linguaggio che diventa strumento di trascrizione di nuovi miti mondani e di inedite mode esotiche.




