Copenhagen Wheel

Dopo la sua presentazione nel 2009 e dopo anni di sperimentazione che hanno permesso di affinarne le funzionalità, la Copenhagen Wheel sembra essere quasi pronta per la produzione che avverrà probabilmente nel 2014.

La nuova ruota, sviluppata dai ricercatori del MIT SENSEable City Lab, guidati da Christine Outram Carlo Ratt, riesce a trasformare rapidamente normali biciclette in ibride e-bike. Il congegno è infatti in grado di immagazzinare l’energia sviluppata durante la pedalata o la frenata del ciclista, per poi riutilizzarla quando la bici ha bisogno di un’accelerazione maggiore, come ad esempio nelle salite. Questo meccanismo è nascosto in un disco rosso lucido posto sulla ruota posteriore che ha un peso irrisorio, si tratta infatti di 4 Kg circa.

In più questa ruota ha la possibilità di essere sincronizzata al proprio smartphone per visualizzare utili indicazioni attraverso la connessione bluetooth. Quando il telefono viene posto nel suo supporto applicato sul manubrio, la bici si sblocca, il che potrebbe significare la fine gloriosa delle ingombranti serrature.

I ciclisti possono quindi utilizzare il loro telefono e l’app Copenhagen Wheel per controllare la bici e per raccogliere e condividere i dati catturati dai sensori della ruota che sono in grado di monitorare la velocità, la direzione, la distanza e fornire informazioni sui livelli di traffico e di inquinamento che possono essere condivise con i propri amici. La raccolta di questi dati potrebbe aiutare le città a monitorare le condizioni ambientali e a comprendere meglio l’impatto dei trasporti sulla salute e sulla qualità della vita.

L’idea della bicicletta come soggetto centrale non solo per una rinnovata mobilità, ma anche per la uno scambio di informazioni, è fondamentale per questo progetto, ed è un altro modo per attirare le persone ad utilizzarlo.

Aggiornamento del 4 dicembre 2013
Finalmente la Copenhagen Wheel è in vendita su questo sito al prezzo di 699$ in edizione limitata.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.