Simone Massoni, Chicks&Types

Simone Massoni è un visual designer freelance che vive e lavora a Firenze. Dopo aver cominciato la sua carriera come illustratore di libri per bambini, ha spostato l’attenzione nel campo del visual design e delle arti applicate che ruotano intorno ad esso, come motion video, pattern design, fotografia e illustrazione per importanti marchi di abbigliamento. Ha partecipato a mostre ed esibizioni come artista con il collettivo The Ant Theater. Nel 2005 fonda il marchio, SketchThisOut®.

Chicks&Types è un progetto che nasce da una doppia passione: quella per l’illustrazione e quella per la tipografia.

“Da una parte mi interessa molto l’aspetto della percezione delle forme, della capacità di descrivere un volume non tanto attraverso un’ombra tridimensionale, una prospettiva fittizia, quanto piuttosto con l’incastro di spazi, di pieni e di vuoti. Dall’altra questo progetto è stato una scusa per approfondire lo studio dei caratteri tipografici, non solo a livello di disegno, ma anche e soprattutto a livello di storia.”

Simone si è infatti documentato e ha fatto delle ricerche sulla genesi di alcuni caratteri tipografici, arrivando perfino, laddove possibile, a contattare i designer stessi che li avevano creati. Dai racconti celati dietro l’origine delle font sono venute fuori molte storie da narrare. Così è nata l’idea di associare al lavoro illustrativo anche uno letterario e musicale. Alcune delle illustrazioni infatti, sono servite da spunto per una serie di racconti, ovviamente a carattere tipografico, attraverso i quali Cosimo Lorenzo Pancini ha interpretato e intrapreso una personale ricerca sull’amore (non a caso il nome del progetto è Chicks&Types, Donne e Font”. E questi stessi racconti hanno fornito a sua volta lo spunto alla compositrice Jeanette Sollèn che ha scritto delle musiche dedicate.

Una storia che mi ha affascinato è quella dell’Optima del tedesco Hermann Zapf che prima di essere un maestro nell’arte del disegno di caratteri è stato un famosissimo calligrafo, autodidatta per giunta. La mia scelta è ricaduta sull’Optima, un po’ per caso, un po’ per gusto personale, un po’ perché avevo bisogno di fare una F che non fosse né graziata, né un bastone. Per cui in maniera del tutto fortuita è venuto fuori che nel lontano, ma neanche troppo, 1950 Hermann Zapf si trovava a Firenze quando è stato colto dalla folgorazione che pochi anni dopo sarebbe diventata l’Optima. E non solo, si trovava più precisamente a fare il turista per caso nella chiesa di Santa Croce (cioè a 200 metri dal mio studio) quando guardando una pietra tombale, una di quelle snobbate dai turisti veri, la sua attenzione è stata solleticata dallo strano stile dell’iscrizione, un classico romano tuttavia mancante di grazie alle estremità delle aste. Da qui l’idea di creare una font ibrida che unisse il gusto classico del graziato a quello più modaiolo, considerando l’epoca, del bastone.

Da questo progetto è nata anche l’idea di farne un calendario. Lo trovate nella pagina Etsy di Simone Massoni dove potete anche acquistarlo.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.