Small wheel, big wheel di Agostino Iacurci

Dall'8 febbraio scorso, fino al 22 marzo, la mostra ospitata dalla galleria romana Wunderkammern .

Dall’8 febbraio scorso, fino al 22 marzo, la galleria romana Wunderkammern ospita Small wheel, big wheel, mostra personale dell’artista Agostino Iacurci.

Agostino Iacurci (Foggia, 1986) è uno degli artisti italiani più promettenti sulla scena della Street Art. Nelle sue opere dalle forme sintetiche e toni vivi e attraverso un linguaggio essenziale è capace di veicolare molteplici livelli di lettura. L’ironia cinica e intelligente colloca i racconti di Agostino sulla soglia perenne tra innocenza e malizia, serenità e catastrofe, in una tensione tra opposti che è chiave interpretativa dell’intera esistenza.

Dal 2008 l’artista dipinge storie sulla pelle degli edifici e in spazi urbani: ha realizzato interventi per Living Walls ad Atlanta, Bien Urbain Festival a Besançon in Francia, per Outdoor Urban Art Festival 2011 a Roma, alla Saba School insieme agli studenti in Algeria, all’interno del cortile dell’area di massima sicurezza del carcere di Rebibbia a Roma in collaborazione con i detenuti, alla 55° Biennale di Venezia per il progetto B2B, sulla facciata vetrata del Fubon Art Center di Taipei, su Le M.U.R di Oberkampf e su la Tour 13 a Parigi. I suoi lavori sono stati presentati in diverse mostre e festival in Europa ma anche in Giappone, Korea, Russia e Stati Uniti.

La mostra Small wheel, big wheel indaga il tema del gioco come momento di sospensione della vita ordinaria e fondazione di nuove convenzioni. Se da un lato il gioco è infatti il luogo della liberazione della fantasia, dall’altro si fonda sull’adesione di una comunità a delle regole rigide, seppur provvisorie. A questo rigore si contrappone una enorme fragilità, data  in  parte dalla sua insita transitorietà, dall’altra dalla possibilità che un imprevisto ne infranga l’incanto. Il gioco è allo stesso tempo “spazio magico” fuori dal tempo (Huizinga, 2002) e “isola incerta”, caratterizzata, nel pensiero di Caillois, “dall’aleatorietà, dall’ambiguità della maschera e dall’effetto squilibrante della vertigine” (Rovatti, 2013, 9).

I lavori in mostra esplorano i delicati e complessi equilibri che si innescano a partire da azioni apparentemente semplici. Limite, azzardo, dedizione, transitorietà, ossessione, sono solo alcuni dei molteplici ingredienti dell’attività ludica che trovano un forte parallelo nei processi creativi della  produzione artistica. In linea con il progetto Public & Confidential, Iacurci pone la sua attenzione sulla dimensione atemporale del parco-giochi: luogo simbolo della scoperta del gioco come pratica sociale e spazio pubblico dove si creano i primi incontri e prendono forma i parametri culturali. Nella mostra saranno presentate nuove opere dell’artista: disegni, dipinti, oggetti ed interventi nello spazio pubblico che concorrono a tracciare il ritratto di un’umanità “teneramente irrigidita” nella riscoperta dell’incertezza.

Come anteprima alla mostra, l’artista ha realizzato l’opera pubblica “Zero infinito” sul muro dell’edificio dell’ I.I.S.S. Di Vittorio-Lattanzio, in via Aquilonia, nei pressi della galleria.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.