Apiarium, l’alveare per apicultori urbani

Il progetto di Bettina Böhm che ha meritato la Targa Giovani 2014.

Apiarium è il progetto di Bettina Böhm realizzato per la tesi di laurea conseguita presso la Facoltà di Design e Arti dell’Università di Bolzano che ha meritato la Targa Giovani 2014, premio che l’ADI destina ai giovani designer.

Contrariamente a quello che si possa pensare per le api mellifere le condizioni di vita in città sono spesso migliori rispetto a quelle dei campi, dove l’attuale diffusione dell’agricoltura industrializzata rende loro molto difficile sopravvivere. A testimonianza di ciò sono sempre più numerosi gli apicoltori che scelgono di collocare le arnie sui tetti dei fabbricati di grandi metropoli. L’idea di base di Apiarium trae spunto da tali considerazioni e, attraverso l’inserimento di un’arnia su una fioriera, trasforma un comune elemento d’arredo per spazi pubblici in un vero e proprio microhabitat urbano. La trasformazione è dichiarata visivamente e formalmente da un elemento sfaccettato che risalta nel profilo essenziale della fioriera/arnia.

Il progetto si connota anche di una valenza sociale e culturale, prevedendo la rivalutazione di spazi poco utilizzati o degradati della città attraverso l’installazione delle arnie. Attraverso il coordinamento della Pubblica Amministrazione, la popolazione locale verrebbe invitata ad apprendere le tecniche di base dell’apicoltura, per poi continuare a prendersi cura dello sciame di api e godere della produzione del miele. Il progetto si propone in tal modo di offrire ai cittadini un passatempo produttivo ed ecologicamente responsabile, capace nello stesso tempo di intensificare i legami sociali e di quartiere.

Il PROTOTIPO

LA TESI DI LAUREA SU APIARIUM

APIARIUM
Progetto di tesi di laurea

LIBERA UNIVERSITÀ DI BOLZANO, FACOLTÀ DI DESIGN E ARTI – ADIMEMBER
BETTINA BÖHM
A.A. 2011-2012

KUNO PREY
ROBERTO GIGLIOTTI

CEMENTO, LEGNO (IL PROTOTIPO È IN GESSO).
50 (Ø) X 130 (H) CM CIRCA

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.