Nei paraggi di Guagnano (Lecce), nascosta tra i vigneti, si erge la casa museo di Vincent Brunetti, “Vincent City”, un santuario dell’arte lontano dai rumori e dai frastuoni del mondo. È qui che l’artista Orodè Deoro ha vissuto per ben tre anni, come in un’antica bottega rinascimentale, dedicandosi al disegno, alla pittura, al mosaico di ceramica e alla scrittura. Ed è qui che, da autodidatta, ha sviluppato una tecnica tutta sua ed ha lasciato una delle sue creazioni più importanti: venti opere di medie e grandi dimensioni per oltre 250 mq di mosaici distribuiti sui muri interni ed esterni della casa museo.
Quando ho iniziato avevo in mente la lezione di Gaudì, di Hundertwasser e dell’arte precolombiana, ma i miei miti erano pittori e scrittori del passato. Non è semplice da spiegare. Mentre realizzo un mosaico penso alla pittura e alla poesia. Le mie tessere sono nate con questo fuoco.
Mi imposi di non utilizzare tessere di forma quadrangolare e questo mi allontanava all’istante dall’idea del mosaico classico e da quello industriale odierno, tipo Bisazza. Ho da subito ritagliato per ottenere delle forme curve e simboliche, disponendole come se si trattasse di un collage, di un intarsio fatto a mano, solo con le tenaglie. Quello che caratterizza la mia tecnica è inoltre il particolare utilizzo delle fughe. Quest’ultime sono importanti quanto le tessere, le considero come colore e nel tempo stanno occupando sempre più spazio. Mi avvicino ad un certo tipo di pittura piatta senza sfumature né ombre.
Le figure ritratte da Orodè sono spesso corpi, in particolare anatomie femminili, che egli stesso dichiara di “vivisezionare” alimentando la sua continua ricerca di un’anima celata dietro l’apparenza. Così l’artista cerca di calare la maschera del soggetto che rappresenta, e lo fa smembrandolo e analizzandolo, quasi scientificamente, per scovarne l’essenza. Attraverso questa operazione (chirurgica) le sue opere, seppure avvolte da un’atmosfera decadente, traboccano di una travolgente forza vitale. Come se le fughe, allo stesso modo dei tagli di un chirurgo, riuscissero, nel dolore, a far emergere ciò che c’è di più vero e profondo.
L’importanza dell’anatomia nell’opera di Orodè torna anche nel suo amore per gli action painting, durante i quali si esibisce in relazione alla musica dal vivo o alla parola. Un’azione performativa che egli compie in sinestesia facendosi trasportare dalle sensazioni percettive delle differenti arti coinvolte.
Tutta l’opera avviene a tempo di musica, e ogni mio gesto è una rasoiata, uno schiaffo, ogni tanto una carezza. Quando la musica finisce resta l’opera su carta, come una registrazione visiva di tutto ciò che è avvenuto.
Biografia
Orodè Deoro nasce a Taranto nel 1974, vive e lavora a Milano. Artista eclettico si occupa di mosaico, pittura e action painting in spettacoli multidisciplinari; il critico Gian Ruggero Manzoni afferma che «Orodè si pone con un segno disperatamente poetico, testimone della fine di un’epoca». Tra i suoi caratteristici mosaici in ceramica con tecnica ad intarsio e trencadis notevoli quelli presso la Casa-Museo Vincent City, a Guagnano (LE), corrono per oltre 250 mq sulla superficie muraria interna ed esterna della struttura. Il 2014 lo vede protagonista a Milano, con un trittico in mostra alla Triennale Design Museum e un’opera di grandi dimensioni su un muro esterno della casa studio dell’archistar Fabio Novembre. Tra le sue principali mostre segnaliamo Premio Celeste (collettiva con i finalisti del Premio Celeste), alla Fabbrica Borroni di Bollate (2009), e L’impossibile Bene, al Teatro Palladium di Roma (2010). Tra le sue esibizioni di action painting si ricordano: VariAzioni belliche (durante il Festival Linea 35), presso il Teatro Sala Uno di Roma (2011), col progetto Impromptu Theatre fondato con la poetessa e attrice romana Alessia D’Errigo e, sempre nella Capitale, Bruciando Bruciando, al Teatro Valle Occupato (2012). Si è esibito inoltre con Paolo Fresu, Virgil Donati, Paolo Damiani, Nicola Stilo, oltre a gran parte della nuova scena musicale salentina. Nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale Enzo Fani (sezione pittura), indetto dall’Akkademia dei Prossimali e il Premio Celeste Voto Online.
“Sul terreno del mosaico, ma senza seguirne l’ortodossia, ci sono operazioni non meno destabilizzanti per le oscillazioni che producono, come quelle di Orodè Deoro. L’artista tarantino fa un lavoro ossessivo sull’immagine da ricomporre, a partire dalla fotografia. Da semplice autodidatta, il suo mosaico è un trencadìs emozionale e impulsivo, nel quale i frammenti irregolari di colorata ceramica aggiungono materia su materia, caricata in eccesso sulle maschere quotidiane che indossiamo sul volto.” (Maria Rita Bentini, dal catalogo di “Eccentrico Musivo- Young artists and mosaic. Collettiva al MAR, Ravenna. A cura di Linda Kniffitz e Daniele Torcellini)