Tutti i colori tranne il grigio.
La Milano di Bonvesin de la Riva raccontata da 20 illustratori

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Tratta dal grande libro scritto da Bonvesin de la Riva, De Magnalibus urbis Mediolanensis, uno dei più straordinari volumi che siano mai stati dedicati a una città, la mostra Tutti i colori tranne il grigio. La meravigliosa Milano di Bonvesin de la Riva raccontata da 20 illustratori celebra Milano nell’anno di Expo e apre, il 14 febbraio, la stagione espositiva 2015 di Casa Testori a Novate Milanese.

Una copia di De Magnalibus urbis Mediolanensis, testo che Bonvesin scrisse nel 1288, fu ritrovato casualmente tra gli scaffali della Biblioteca Nacional di Madrid nel 1894 dallo storico e letterato Francesco Novati, di cui quest’ultimo, come altri suoi illustri colleghi, aveva soltanto sentito menzione attraverso numerose citazioni di studiosi.
La peculiarità di questo libro è il suo essere tutt’altro che retorico e formale, il suo restituire al lettore un’indagine concreta e minuziosa della città di Milano attraverso una documentazione puntuale e appassionata. 
Un volume che non è un saggio, ma un resoconto coinvolgente e appassionato della vita concreta della città.

Per far rivivere questo racconto Casa Testori si è affidata alla fantasia e alla libertà di un gruppo di nuovi illustratori cui si deve lo spettacolare percorso della mostra, un binario parallelo che unisce il passato al presente: da una parte lo sguardo storico che accompagna il visitatore e inserisce le informazioni e le visioni di Bonvesin nel loro contesto; dall’altro lo sguardo immaginativo degli illustratori che elaborano, stanza per stanza, le affascinanti visioni di Bonvesin, attualizzandole con un linguaggio contemporaneo.

Emiliano Ponzi
Emiliano Ponzi
Giacomo Gambineri
Giacomo Gambineri
Giordano Poloni
Giordano Poloni
Tai Pera 4
Tai Pera

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Giacomo Bagnara
Giovanni Pastori
Giovanni Pastori

L’ESPOSIZIONE
Lo spettacolare percorso, pieno di sorprese, si apre con il bassorilievo in stile pop della Scrofa lanuta, l’animale da cui alcuni pensavano derivasse il nome della città e che fu il primo simbolo di Milano. Una scrofa con “la lana in mezzo”: cioè un animale che serviva a tutto, ad alimentarsi e anche a tessere vestiti. Milano è la prima città a km zero, perfettamente integrata nel suo contado.

Bonvesin racconta di 60 carri di ciliegie che nella giusta stagione entravano in città, e Francesco Poroli ne ricostruisce l’ingresso con una fantastica rappresentazione fatta sui muri della casa con pastelli a cera. C’è poi spazio per i fiumi (Bonvesin ne elenca addirittura 51) affidato a Jacopo Rosati, la stanza dei pesci, degli orti, del bestiame, del legname. Troveremo la stanza dei numeri, allestita da Elyron, dove il censimento della Milano di sette secoli fa viene messa in parallelo con la Milano di oggi.  C’è la stanza del lino, componente importante nell’economia della città, dominata da grandi tovaglie che scendendo dal soffitto raccontano per parole e per figure le lavorazioni. C’è la spettacolare stanza dei campanili, delle campane e delle pusterle che Francesco Muzzi ha immaginato come totem coloratissimi. Si camminerà sulla mappa della Milano città circolare, scoprendo luoghi e strade.

Se la stanza del macellaio è affidata a uno dei più fantasiosi tatuatori sulla piazza, Luca Font, la quantità mirabolante di verdure che finivano sulle tavole ambrosiane, danno stimolo a Tai Pera, taiwanese ma milanese d’adozione, di mettere in scena un mercato pieno di colori golosi. Il legno, tanto legno, arrivava per via d’acqua e un’animazione a tutta parete di Giordano Poloni racconta questo traffico ininterrotto. Città senza mare e senza grandi fiumi, era comunque una città dai mille pesci (in tavola): ci sarà modo di conoscerli, uno per uno nella stanza progettata da Roberta Maddalena. Nel grande ambiente delle scale si sviluppa l’installazione di Marco Goran Romano, una lettura scenografica del nome Mediolanum, così come Bonvesin la suggerisce. In cantina invece, le bottiglie avranno etichette bonvesiniane immaginate dagli allievi di MiMaster, un master che è un importante incubatore di nuovi talenti nell’illustrazione.

Nelle sale del piano terra dedicate al contesto storico-geografico, vengono dunque presentati e rappresentati il personaggio Bonvesin e la Milano in cui si era trovato a vivere e scrivere, interpretati da Emiliano Ponzi, Elyron, Libero Gozzini, Simone Massoni, Francesco Muzzi, Davide Mottes. Il secondo piano, invece, è dedicato strettamente al libro, evocandone, stanza per stanza, le suggestioni più affascinanti, come i mille mestieri che assicuravano la ricchezza di Milano, a confronto con le professioni dell’oggi: i milanesi in armi di Giacomo Bagnara, i professionisti di Giacomo Gambineri e Giovanni Pastori, i religiosi di Paola Sala e il grande gigante Uberto della Croce di Sarah Mazzetti.

Francesco Muzzi
Francesco Muzzi

Fonte: ufficio stampa

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