Hanzi Kanji Hanja: Graphic & Logo Design with Contemporary Chinese Characters

Sia la Corea che il Giappone quindi hanno attinto e hanno fatto propri, ovviamente creando sistemi linguistici derivati differenti l’uno dall’altro, i caratteri cinesi tradizionali. Hànzì è la denominazione tradizionale (dal mandarino: “scrittura Han”) che indica un carattere cinese utilizzato nel sistema di scrittura; i termini analoghi in Giapponese e Coreano sono rispettivamente kanjihanja.

Un sistema di scrittura completo in caratteri cinesi risale a 3200 anni fa e questo ne fa il più antico metodo di scrittura tra quelli ancora utilizzati. Oltre al primo posto per la loro veneranda età, i caratteri cinesi detengono il potere di affascinare con la loro bellezza tipografica anche coloro che non ne sono cultori o conoscitori; grazie al crescente interesse per le culture asiatiche infatti, si sono ritagliati un ruolo importante nel design moderno, dimostrando la loro straordinaria capacità di sintetizzare migliaia di anni di storia e al tempo stesso essere protagonisti della contemporaneità.

L’arcipelago giapponese fu influenzato dalla cultura cinese a partire dal IV secolo d.C., dapprima per mediazione coreana, poi tramite contatti diretti tra la Cina e il Giappone: nel IV secolo d.C. i giapponesi non avevano un proprio sistema di scrittura e quindi dall’ambiente culturale cinese il Giappone antico trasse, insieme allo strumento di fissazione grafematica, uno straordinario numero di testi e di termini. (Origini della scrittura. Genealogie di un’invenzione, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti)

Il nuovo libro Hanzi Kanji Hanja: Graphic & Logo Design with Contemporary Chinese Characters, pubblicato da Victionary, casa editrice di Hong Kong specializzata in libri di design, cultura e arte, raccoglie più di cento progetti di branding e design grafico, provenienti da Giappone, Corea, Taiwan, Cina, Hong Kong e oltre, nei quali si è fatto ricorso ai caratteri asiatici. Suddivisa in capitoli a seconda dei campi di applicazione, la pubblicazione offre una visione ravvicinata ai più bei logogrammi utilizzati per campagne, marchi, libri, film, manifesti, packaging e scenografie. Un’immersione visiva in un sistema di comunicazione infinitamente più complesso del nostro, utilizzato con un risultato sbalorditivo da alcuni dei più grandi studi di design.

Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza della lingua cinese, potrà trovare di aiuto il metodo “Chineasy, il cinese per tutti” di ShaoLan Hsueh & Noma Bar, che ha anche vinto il prestigioso premio di design “Life-Enhancer of the year” conferito dalla rivista Wallpaper.

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Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.