Memorie Urbane
street art festival 2015

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Seth (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo

Dopo il grande successo della passata edizione, torna per il quarto anno il più grande festival di street art d’Italia dal mese di marzo a quello di giugno. Le città coinvolte quest’anno, suddivise tra le regioni del Lazio e della Campania sono Gaeta, Terracina, Fondi, Arce, Latina, Priverno e Caserta (province di Latina, Frosinone, Caserta). Come ogni anno Memorie Urbane porterà una notevole dose di colore e di arte nelle zone più abbandonate di queste città, protagoniste di un laboratorio a cielo aperto che permetterà di continuare a stimolare un processo di interazione e contaminazione tra artisti e territorio.

Un’edizione sempre più ricca che vedrà la partecipazione di quaranta artisti, provenienti da tredici paesi e tre continenti, di cui la metà non ha mai dipinto in Italia. Numerosi anche gli eventi collaterali come PichiAvo solo show (7 marzo al Basement Project Room di Fondi), Levalet Solo Show (30 aprile all’Aus+Galerie di Latina) e Eime Solo Show (7 maggio allo Square 23 di Torino). Ultima, ma non certo per importanza, la mostra di Martha Cooper, presso la Pinacoteca di arte contemporanea Giovanni da Gaeta dal 29 marzo al 17 maggio. La fotografa americana — riferimento della scena artistica underground newyorkese — ha seguito il movimento dell’arte in strada sin dalle sue origini negli anni ‘70.

Novità della quarta edizione del festival, oltre alla dotazione di tutti i muri realizzati di targhe esplicative con le informazioni degli artisti e degli enti promotori, è l’APP URBACOLORS dei francesi urbamedia (scaricabile su App Store e Google Play) che permetterà di geolocalizzare le opere. Altro passaggio importante è la partnership con Techmoving e il suo sistema KoinArt: l’inserimento di un microchip all’interno della targa dell’opera renderà possibile — solo appoggiando lo smartphone alla parete — avere accesso a tutte le informazioni sull’opera e il territorio.

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GLI ARTISTI DEL 2015

Dalla Germania: 1010; ALIAS; Ecb Hendrik Beikirch conosciuto tra le altre cose per aver realizzato il muro più alto del mondo; Case Maclaim.

Dalla Francia: Shaka; Kan; Levalet; Jana e J’s e Ella e Pitr, famosi — questi ultimi — per le loro opere monumentali dipinte sulle terrazze e su enormi piazzali. Così come da Oltralpe giunge a Memorie Urbane MTO, tra gli artisti più controrversi del momento.

Ancora, dall’Inghilterra atterra David Walker, storico street artist e che ha realizzato per Atac un biglietto in occasione dell’edizione “biglietti d’autore” 2014.

Dalla Spagna: Btoy, Axel Void, Pablo S Herrero. Dal Portogallo: Eime e Frederico Draw. Ernest Zacharevic dalla Lituania e Natalia Rak dalla Polonia.

Dall’Argentina: Pastel, Bosoletti, Elian; dalla Norvegia Strok. Ancora: Martha Cooper dagli Stati Uniti; Alexey Luka dalla Russia e Daleast dalla lontana Cina.

Non manca un pizzico d’Italia: da Vesod a Pixel Pancho, passando per 108, Eduardo Tresoldi, Fra Biancoshock, Millo.

Per la prima volta in Italia anche Adomas Žudys / AWK (Lituania), Apolo Torres (Brasile), Bezt e Sainer (Polonia), Pichiavo e Doa (Spagna), Ino (Grecia), Milu Corech (Argentina), Stein (Norvegia).

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Agostino Iacurci (Arce) – Foto di Dante Corsetti
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Alexey Luka (Arce) – Foto di Dante Corsetti
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Alice Pasquini (Itri) – Foto di Flavia Fiengo
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Artin Whatson (Fondi) – Foto di Flavia Fiengo
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Bicicleta Sem Freio (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo
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Eime (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo
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Etam Cru (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo
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Etnik – Foto di Blind Eye Factory
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hyuro (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo
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Martin Whatson (Borgo Hermada) – Foto di Arianna Barone
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Millo – Foto di Eye Blid Factory
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Natalia Rak (Terracina) – Foto di Blind Eye Factory
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Pablo S. Herrero + e1000 (Gaeta) – Foto di Flavia Fiengo
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Strok (Gaeta) – Foto di Anna Esser

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

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