Katsumi Komagata, a Milano il maestro giapponese della carta e del libro pop up

il workshop “Raccontare con la carta, il metodo Komagata” per Mimaster Illustrazione.

Katsumi Komagata terrà a Milano il workshop “Raccontare con la carta, il metodo Komagata” per Mimaster Illustrazione e un incontro pubblico in occasione della Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore.
L’incontro del 23 aprile è in collaborazione con 121+ Libreria delle Edizioni Corraini, partner formativo di Mimaster Illustrazione.

Considerato l’erede del progetto artistico e didattico di Bruno Munari, Komagata è autore e creatore di libri per l’infanzia; fin dall’inizio della sua carriera si è dedicato all’oggetto libro e alle sue molteplici declinazioni, trasformandolo in un’opera d’arte non solo da leggere, ma con la quale scoprire il mondo, comunicare, imparare. Il poetico e pluripremiato illustratore internazionale rende la carta uno strumento magico per la creazione di libri originali, giochi visivi e tattili, universi pop up che stimolano la fantasia dei bambini.

Nato in Giappone nel 1953, inizia la sua carriera lavorando al Nippon Design Center, poi si trasferisce negli Stati Uniti dove collabora con numerosi studi di design a Los Angeles e New York. Nel 1981 riceve la medaglia d’argento dell’Art directors’ Cub di New York e nel 1986 ritorna a Tokyo dove apre la sua agenzia, One stroke.

Nel 2006 vince il Design Award di Tokyo con il progetto per l’Ospedale dei bambini di Kyushu, in Giapppone, dove lavora alla decorazione di sale, corridoi e stanze di ogni reparto con immagini di animali. Nel 2007 cura l’allestimento della mostra organizzata in occasione del centenario di Bruno Munari all’Itabashi Museum di Tokyo. Tra i suoi lavori, anche la serie Little Eyes, piccoli libri di giochi visivi per sviluppare lo sguardo e l’immaginazione, e l’ideazione di libri tattili per bambini non vedenti realizzati in collaborazione con le casa editrici Les Trois Ourses, Les doigts qui rêvente e il Centre Pompidou.

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Fonte: ufficio stampa

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.