Concrete vs Concrete 2015.
Eron a Riccione

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Si chiama Concrete vs Concrete l’ultima opera realizzata dall’artista italiano Eron ( Davide Salvadei, riminese, classe 1973). Un gabbiano e un airone che prendono il volo da un sottopasso pedonale di Riccione. Utilizzando la tecnica dell tromp l’oeil, Eron disegna due sequenze scandite dalla transizione che trasforma un apparente bassorilievo bianco in figure che appaiono quasi del tutto realisticche dando vita ad una scena fiabesca che evidenzia il contrasto tra natura e cemento.

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Eron è presente quest’anno alla 56^ edizione della Biennale di Venezia insieme ad alcuni dei più noti esponenti della street art internazionale che parteciperanno alla mostra The bridges of graffiti (9 maggio – 22 novembre 2015) oltre a lavorare all’opera collettiva all’aperto Arterminal in zona vaporetti a San Basilio.

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Biography (da eron.it)
Eletto miglior street artist italiano dalla rivista specializzata AL Magazine alla fine degli anni novanta, ha continuato ad affinare la tecnica della spray pianting fino ad ottenere un risultato pittorico unico e riconoscibile. Conosciuto a livello internazionale per la sua ricerca figurativa nel mondo della street art e della pittura contemporanea, Eron è stato invitato ad esporre in varie mostre personali e collettive insieme a Obey, Ericailcane, Blu, Ozmo, Dem, Andreco, Olek, Phase 2, Flavio Favelli, Gabriele Basilico, Enzo Cucchi. Con l’opera dal titolo “Forever and ever… Nei secoli dei secoli…”, per la prima volta nella storia, la street art entra nel luogo dove l’Arte supera i secoli… La Chiesa. La “consacrazione” di un’arte che fino ad oggi è stata oggetto di un “pregiudizio universale”… Nel 2012, il MMOMA magazine, rivista ufficiale del Moscow Museum of Modern Art, gli ha dedicato un ampio servizio per l’originalità e la poetica del suo stile figurativo che unisce disegno e realtà confondendone i confini. Eron realizza i suoi lavori sia in strada sia su tela considerando sempre il contesto nel quale interviene. Le opere che Eron crea sui muri urbani toccano spesso temi sociali mentre quando dipinge in studio, la sua ricerca figurativa va oltre la semplice rappresentazione di un soggetto. All’interno dello stesso dipinto, disegno e realtà si fondono dando origine ad una materializzazione del pensiero in una visione onirica trasmettendoci degli inediti dèjà vu che ci ri-sintonizzano su alcune sensazioni già vissute. Immagini che non si fermano alla retina, ma la oltrepassano entrando nel subconscio grazie alla creazione di uno spazio/tempo pittorico nel quale disegno, realtà e pensieri diventano immagini che in maniera del tutto soggettiva interpretiamo.

Il 13 gennaio 2014, giorno successivo alla chiusura della mostra di Eron al Mar- Museo d’Arte di Ravenna, un operaio incaricato di riverniciare le pareti espositive si accorge di un buco nel muro e lo stucca. Il fatto è che il buco non era reale ma dipinto da Eron. In poco tempo la notizia, “Operaio del Museo ingannato dal dipinto di Eron” viene diffusa dall’ANSA e da tutti i più importanti quotidiani e TG nazionali diventando virale.

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.