Abbiamo conosciuto Alias durante gli interventi realizzati ad Arce e Gaeta per il festival Memorie Urbane.
Con la tecnica dello stencil costruisce scenari emotivi che sottraggono senso alla realtà e lo racchiudono nell’opera figurativa per farlo rimbalzare prepotentemente contro lo spettatore. Alias e il suo universo umano compaiono sui muri come esplicite e improvvise rivelazioni.
Intimista, suggestivo, ironico o irriverente, l’artista si muove all’interno di uno scenario urbano stratificato, senza temere confronti e portando a riflettere.
Siamo rimasti molto colpiti dai suoi lavori e dal suo modo di vedere le cose, così abbiamo deciso di approfondire con questa breve intervista.
Come è nata in te la passione per l’arte e come hai deciso di dipingere per strada?
La mia passione per l’arte comincia dipingendo sulle strade. Ho iniziato con i graffiti, nella metà degli anni ’90.
Nello stesso momento ho anche tagliato i miei primi stencils, dal contenuto esclusivamente politico, con messaggi e simboli semplici. Nel 2000 mi sono trasferito ad Amburgo, dove ho avuto il primo contatto con altri stencils artist. Tre anni dopo mi sono trasferito a Berlino, dove ho iniziato a essere ALIAS.
In ogni caso non è facile rispondere, penso che sia stato soprattutto per l’influenza di alcuni amici più grandi della scena locale e dei graffiti, e forse anche per l’ambiente politico in cui sono cresciuto.
Quanto la tua città ha influenzato il tuo lavoro e quanto sei soddisfatto del suo movimento culturale?
Non sono sicuro se Berlino mi abbia influenzato molto. Le idee e le motivazioni per i miei lavori non hanno molto a che fare con la città in cui vivo. Però quando mi allontano dalla mia città mi accorgo che la (strada) scena artistica di Berlino è enorme, ma io mi considero più defilato.
Con quali aspettative sei arrivato e quale impressione ti ha fatto l’Italia?
Io non partecipo spesso a festival di street art, quindi diciamo che sono arrivato senza grandi aspettative, tuttavia sono rimasto impressionato dalla portata del progetto e da come tutto fosse bene organizzato. Semplicemente fantastico! Conoscevo l’Italia già da un paio di precedenti viaggi e sono sempre felice di venire.
Quali messaggi vuoi trasmettere con i tuoi lavori?
Il mio argomento è spesso la crisi personale e la vulnerabilità, la solitudine e il fallimento. Mi piace catturare l’attenzione della gente con una semplice ma forte immagine e lasciare che comincino a pensarci.
C’è qualche artista che stimi o che ti piace particolarmente?
Mi piacciono molto gli stencil artist norvegesi come Dolk, Pöbel, Stein solo per citarne alcuni. Probabilmente lo stato d’animo dei motivi e l’espressività ridotte degli stencil è ciò che mi ha ispirato.
Ma anche interventi di strada provenienti da Mark Jenkins o Brad Downey e murales da Momo o 1010 … Questi sono solo alcuni esempi per i diversi tipi di arte in strada che mi piacciono.
Sulla confusione che spesso viene fatta tra street art, graffiti e arte pubblica, qual è il tuo punto di vista?
Penso che la motivazione è una delle più grandi differenze tra questi tipi di arte. Personalmente preferisco gli interventi in spazi pubblici, senza alcuna autorizzazione.
Mi piace scoprire le città alla ricerca del mio spot. Ma capisco anche il motivo per cui un sacco di street artist scelgono di dipingere in maniera legale e sfruttare le migliori opportunità che essa offre. La situazione si complica quando gli eventi sono finanziati da grandi marchi. Penso sia importante che l’arte, e il movimento dietro di esso, non vengano sfruttati da eventuali marchi o aziende.
Legale o illegale …. moda o cambiamento?
Illegale!!! … E talvolta legale, bisogna trovare l’equilibrio senza dimenticate i propri ideali.
Secondo te per il futuro dell’arte urbana cosa cambierà?
Non sono sicuro. Spero che non perda il carattere sovversivo che l’ha distinta finora.
Preservare o lasciare che l’effimero abbia la meglio?
Mi piace la transitorietà nelle strade. Tutto cambia ogni giorno e niente rimane com’ è, il mio lavoro è una parte di esso.
Pensi che la street-art può portare ad una nuova idea di arte e una commistione di generi rispetto alle opportunità offerte da un museo inteso in senso tradizionale?
Penso che la strada e l’arte nelle strade siano sempre il migliore riflesso della società, cosa che un museo non può essere. In strada non vi è alcuna censura. E tutti vedono le opere, che si voglia o no… Se la street art in futuro sarà solo legale e finanziata con il denaro “ufficiale” verrà meno questa parte importante della libertà.