Memorie Urbane #6.
108, Btoy, Milu Correch e Pastel

Memorie Urbane è in continuo fermento, nuovi artisti hanno già lasciato il loro segno e tanti altri sono in arrivo. Ma procediamo con ordine, in questo recap vi mostriamo il lavoro di 108  e quello di Pastel a Gaeta, quelli di Btoy e di Milu Correch ad  Arce.

Nelle prossime settimane approfondiremo il lavoro di Guido Bisagni in arte 108 proponendovi una sua intervista, per ora gustatevi la gallery fotografica del suo passaggio a Gaeta.

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108, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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108, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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108, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo

Sempre nella città marittima è da poco terminata anche l’opera di Pastel intitolata “Non ora” raffigurante piante africane che simboleggiano le radici native delle persone che emigrano verso l’Europa.
Pittore ed architetto, di casa a Buenos Aires, Francisco M. Diaz, in arte Pastel, è attivo da diversi anni sulla scena internazionale, con un linguaggio personale e distante dai più diffusi canoni della scena urbana.

Delicato compositore visuale, dai toni appunto “pastel”, stupisce in strada con un linguaggio influenzato da seduzioni naturalistiche orientali. Si intrecciano materia vivente e non vivente in una sorta di rinascita spirituale del germoglio di speranza che si nasconde dietro ogni muro di cemento.

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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo
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Pastel, Gaeta © Foto di Flavia Fiengo

Ad Arce invece sono arrivate Btoy dalla Spagna e Milu Correch dall’Argentina.
Nata a Barcellona nel 1977, Andrea Michaelsson è attiva sulla scena street con il nome di BTOY. Si forma studiando fotografia ed è influenzata dalla tecnica del ritratto di Cartier-Bresson e dall’iconografia delle dive di Hollywood come Clara Bow e Louise Brooks, che l’artista ama particolarmente.

Multi-media artist ispirata alla pop art, mescola stencil, acrilici, spray ed elaborazione digitale. Assidua frequentatrice della strada, che preferisce all’attività artistica in studio, ha collaborato con diversi artisti trattando il tema dell’immagine della donna come simbolo, icona e messaggio di potenza di genere. Anche nel suo recente lavoro per Memorie Urbane, dai suoi stencil sono emersi tre splendidi volti di donna incastonati in un background geometrico e ricco di colore.

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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Btoy, Arce © Foto di Dante Corsetti

Intervento invece più delicato per la disegnatrice argentina, Milu Correch che per la sua prima volta in Italia si è cimentata sulle pareti perimetrali del cimitero di Arce, con un’opera dal forte impatto simbolico ed emotivo intitolata “ Aunque vengan los lobos”.

Milu Correch vive e lavora a Buenos Aires, città in cui è nata e a cui è molto legata. Ha sempre realizzato schizzi come hobby ma dopo un workshop sulla tecnica murale si è dedicata ad esportare il suo modo di disegnare su grandi superfici. Fantasiosa e onirica, si muove in una dimensione post-simbolista con disinvoltura e forte capacità provocatoria. Ha esplorato con interessanti sviluppi anche il territorio della scultura.

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Milu Correch, Arce © Foto di Dante Corsetti
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Milu Correch, Arce © Foto di Dante Corsetti

Design Playground è un viaggio nella creatività attraverso i progetti più suggestivi della cultura contemporanea. Un racconto fatto di storie, di idee e di sogni.

Design come “progettazione di un artefatto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.

Siamo partiti proprio da qui, dal termine design. Una parola che, come spesso accade con i termini di cui si abusa, ha perso il suo significato originale. O meglio, siamo noi che lo abbiamo perso di vista. Il design non è lusso, il design è creatività ma soprattutto, ricerca e progetto, è saper ascoltare e capire le necessità. Con le parole di Enzo Mari tratte da 21 modi per piantare un chiodo“Credo che il design abbia significato se comunica conoscenza”.

Quello che ci prefiggiamo è raccontare quel design che comunica appunto la storia e le conoscenze che hanno permesso di arrivare alla sua sintesi. Tutto questo in uno spazio aperto a tutti, un playground, dove sia centrale la voglia di conoscere, approfondire e cercare spunti di riflessione.


Massimo Vignelli ha affermato: «Il design è uno – non sono tanti differenti. La disciplina del design è unica e può essere applicata a molti ambiti differenti». E ancora Ettore Sottsass “il design è un modo per discutere di società, politica, erotismo, cibo e persino di design. Alla fine, è un modo per costruire una possibile utopia figurativa o una metafora della vita”.

Design Playground attraversa i differenti ambiti della progettazione trattandoli come parte di un unicum che li comprende tutti: dalla grafica alla fotografia, dall’illustrazione al video, dall’industrial design all’arte.